Se anche il diacono viene “ordinato”, allora è “sacerdote” pure lui? E se si dice che Cristo è l’unico eterno sacerdote, perché si continua a consacrarne altri?
Il sacerdozio ministeriale è ordinato al sacerdozio comune dei fedeli; è un servizio in seno alla Chiesa fin dall’antichità, ed entrambi scaturiscono dall’unico sacerdozio di Cristo, sommo ed eterno sacerdote. Questa è la chiave di lettura per comprendere il sacramento dell’Ordine.
Facciamo comunque una scelta di campo per continuare la nostra riflessione, scegliendo il rito di ordinazione dei presbiteri, pur nella consapevolezza che “la dottrina cattolica, espressa nella liturgia, nel magistero e nella pratica costante della Chiesa, riconosce che esistono due gradi di partecipazione ministeriale al sacerdozio di Cristo: l’episcopato e il presbiterato.
Il diaconato è finalizzato al loro aiuto e al loro servizio. Per questo il termine sacerdos – sacerdote – designa, nell’uso attuale, i vescovi e i presbiteri, ma non i diaconi. Tuttavia, la dottrina cattolica insegna che i gradi di partecipazione sacerdotale (episcopato e presbiterato) e il grado di servizio (diaconato) sono tutti e tre conferiti da un atto sacramentale chiamato ‘ordinazione’, cioè dal sacramento dell’Ordine” (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1554).
A mo’ di introduzione al rito partiamo dalla traccia di omelia contenuta nelRituale , che riprende l’insegnamento del Concilio Vaticano II a cominciare dalla costituzione Lumen gentium, perché in essa vengono indicate al popolo di Dio le funzioni del presbitero, e all’ordinando lo spirito con il quale dovrà compierle.
La riflessione parte da Gesù sommo sacerdote, per il quale e nel quale tutto il popolo di Dio è costituito popolo sacerdotale. All’interno di esso, come un tempo con i discepoli, il Signore sceglie alcuni nella Chiesa per compiere l’ufficio sacerdotale a favore di tutti.
Scelse un tempo gli apostoli e poi i vescovi, come loro successori, per poi associare a quest’ultimi dei collaboratori, i presbiteri, a servizio del popolo di Dio per edificare “il corpo di Cristo, che è la Chiesa, in popolo di Dio è tempio santo dello Spirito” (Ordinazione dei presbiteri, p. 90).
Attraverso l’ordinazione, questi uomini scelti tra il popolo di Dio sono configurati a Cristo sacerdote, pastore e maestro, e dal Cristo traggono il senso del loro ministero, lo spirito con il quale compierlo, la forza di poterlo compiere.
Configurati a Cristo, dunque, e in comunione al vescovo, i presbiteri “saranno predicatori del Vangelo, pastori del popolo di Dio, e presiederanno le azioni di culto” (p. 91) con la consapevolezza di essere stati scelti tra il popolo a favore di esso, esercitando il proprio ministero in “letizia e carità sincera” avendo sempre di fronte agli occhi “l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire, e per cercare e salvare ciò che era perduto”.
Don Francesco Verzini