Prima del 2007 erano nove, ora sono cinque, ma stanno per scomparire per mancanza di fondi, sostituite da un’unica agenzia regionale per la forestazione. Si tratta delle Comunità montane, i cui dipendenti, più di un migliaio, sono seriamente preoccupati per il posto di lavoro. La Giunta regionale ha annunciato nei giorni scorsi che sta preparando un disegno di legge per la creazione di un’unica agenzia per la sistemazione idraulico, forestale ed ambientale. I 650 operai forestali per il 29 ottobre prossimo hanno già proclamato uno sciopero: i loro sindacati (Fai Cisl, Flai Cgil ed Uila-Uil) hanno chiesto un incontro alla Regione per porre fine a queste “incertezze” sul futuro di centinaia di lavoratori il cui stipendio è già a rischio. La finanziaria 2010 ha azzerato i trasferimenti dello Stato al fondo per pagare i dipendenti delle Comunità montane. Da tre mesi – ha dichiarato nei giorni scorsi Enrico Borghi, presidente nazionale dell’Uncem, l’associazione che rappresenta questi enti – 5.500 operai forestali e più di un migliaio di impiegati e dirigenti delle comunità, soprattutto in Campania, Basilicata e Calabria, sono senza stipendio. In Umbria le Comunità montane – come detto – nel 2007 con le riforme endoregionali della Giunta Lorenzetti erano state ridotte da nove a cinque, dimezzando anche le indennità di consiglieri ed amministratori. Sono: quella Umbria nord; quella dei Monti Martani, Serano e Subasio; la Trasimeno Medio Tevere; quella dell’Orvietano, Narnese, Amerino e Tuderte; la Comunità montana della Valnerina. Una “pseudoriforma” che non ha prodotto risparmi e migliori servizi, aveva dichiarato nel luglio scorso il consigliere regionale del Pdl Andrea Lignani Marchesani dopo l’audizione dell’assessore Franco Tomassoni in prima Commissione. Anche il capogruppo del Pd Renato Locchi aveva parlato di “maquillage istituzionale che cambiava soltanto il nome delle cose senza intervenire in modo rigoroso”. Già in quella occasione Tomassoni aveva detto che le riforme endoregionali per comunità montane, Ato, Ati ed agenzie dovevano essere “accelerate” ed il bilancio regionale per i tagli alle finanze degli enti locali “ridotto all’osso, solo per servizi essenziali e primari”. Le Comunità montane – aveva spiegato – “con la legge Calderoli sono state di fatto cancellate” con la sospensione dal 2010 delle spese di funzionamento. In Umbria alcune di esse – aveva detto Tomassoni – sono “già in particolari difficoltà economiche” e la Regione sta intervenendo con risorse proprie. Adesso la Giunta ha ufficiliazzato la sua proposta: la creazione di una “agenzia operativa cui affidare la realizzazione di interventi ed attività in materia di sistemazione idraulico forestale ed ambientale per conseguire l’obiettivo del riordino delle funzioni oggi affidate alle comunità montane”. In particolare si occuperà della gestione e valorizzazione del patrimonio agro-forestale, della tutela dei boschi e dei beni silvopastorali, della prevenzione degli incendi boschivi, della difesa del suolo, della sistemazione idraulico-forestale, della attività vivaistica finalizzata alla conservazione della biodiversità. La riforma sarà sottoposta al confronto con tutti i soggetti interessati. I sindacati comunque hanno già chiesto alla Regione che la riforma non comporti tagli ai livelli occupazionali e certezze per il pagamento degli stipendi, i quali dal prossimo gennaio potrebbero essere a rischio anche in Umbria.
Posti di lavoro a rischio
COMUNITÀ MONTANE. Si va verso un’agenzia unica
AUTORE:
Enzo Ferrini