di Daris Giancarlini
In almeno due vie di Perugia, quelle che conosco di più come automobilista di passaggio – viale Indipendenza e via Ripa di Meana – ci sono ancora le strutture in metallo che erano state affisse prima dell’ultima campagna elettorale per ospitare i manifesti dei candidati.
Stanno ancora lì, ad oltre 70 giorni dal voto: con le foto e gli slogan dei candidati che hanno puntato anche su uno strumento di propaganda ormai ritenuto obsoleto come quello del manifesto per attrarre consensi. I volti dei (pochi) che sono stati eletti paradossalmente sorridono, quasi a certificare una fondata soddisfazione per aver conseguito un traguardo decisivo, come quello di arrivare in Parlamento.
Altrettanto paradossalmente – se fate caso – le facce dei (molti) non eletti sono segnate da una tristezza profonda. L’insieme delle icone degli aspiranti rappresentanti del popolo che, a diverse settimane dal voto, occhieggiano ancora, loro malgrado, da alcune vie cittadine rende l’idea di un Paese in cui la campagna elettorale non sembra mai finire. E in fondo, l’anno prossimo in primavera si vota per le europee e per il Comune a Perugia; e allora, perché togliere i manifesti?