di Daris Giancarlini
“In ferie da cosa?” è la domanda-provocazione, diventata famosa, che il defunto capo della ex Fiat Sergio Marchionne pronunciò in una lezione magistrale a studenti universitari per sottolineare le incongruenze di uno stile di vita italiano affetto da provincialismo acuto e più incline a mettere la testa sotto la sabbia (!) piuttosto che a risolvere i problemi del Paese.
“In ferie da cosa” vadano da questa settimana i politici di maggioranza e opposizione, proprio non si riesce a capire. Forse dal vuoto pneumatico di un Parlamento sempre più semplice luogo di ratifica ‘sic et simpliciter’ dei provvedimenti di un governo che, in verità, di provvedimenti con un impatto decisivo e positivo sulla vita delle persone, ne porta sempre meno in aula, per il timore che le divisioni e le spaccature tra Lega e Cinque stelle possano arrivare a un punto di non ritorno.
Con la prospettiva, ormai però sempre più remota, di un voto anticipato che nessuno vuole: non lo vuole l’ala governista dei grillini, capeggiata dal vice premier Di Maio, perchè questo significherebbe tornare ad un’opposizione di lunga o anche lunghissima durata.
E, paradossalmente, neanche il lanciatissimo Salvini sarebbe entusiasta di rivotare, perchè non è così certo che il centrodestra da solo gli potrebbe assicurare la maggioranza in un esecutivo da lui stesso capeggiato (senza più l’ingombro, anche se non così palpabile, dell’attuale premier Conte).
Dunque, si prosegue: fra continui strappi e reciproche minacce, ma si prosegue. Perchè, soprattutto, non c’è – o non c’è ancora – un’alternativa concreta (anche se, di fatto, su molti atti in votazione nelle due Camere, già da ora Forza Italia e Fratelli d’Italia si schierano con la Lega).
Parlare di stallo, per l’attuale fase politica, risulta riduttivo se non fuorviante, perchè dai veti reciproci dei due firmatari dell’ormai consunto ‘contratto di governo’ si sta producendo il Nulla: che, peraltro, era facile da prevedere. Se una coalizione di maggioranza si fa tra forze dai punti di vista inconciliabili, l’unico collante è quello che inchioda le schiene alle poltrone. Punto. Non si governa: si gestisce il potere.
Continuando, nel frattempo, a impegnare l’opinione pubblica in discussioni su temi ‘altri’ rispetto alle priorità vere – il lavoro, la sanità, la scuola – ma molto produttive e paganti per conseguire l’obiettivo di guadagnare ulteriori consensi. Un giochino sulla pelle della gente, dove a risaltare è il fatto che nel 50 per cento che si ottiene sommando le percentuali di Lega e Cinque stelle, ci stanno dentro, contemporaneamente, maggioranza e opposizione, di volta in volta variabili a seconda dei temi in discussione (la Lega fa opposizione ai 5S sulla Tav, i grillini minacciano barricate su sicurezza e autonomia).
Ma l’opposizione, quella vera, è in ferie anche quella? Probabilmente sì, e da gran tempo anche.
Perché altrimenti in tutti questi mesi, il Partito democratico e le altre forze avrebbero trovato il modo di non limitarsi a mettere in evidenza le divisioni della maggioranza verde-gialla, così rafforzando la percezione comune che a decidere i temi del confronto siano comunque Salvini e Di Maio, Argomenti e programmi alternativi, zero, dalla sponda di una Pd imbrigliato in una fase ‘post Renzi’ che sembra tanto infinita quanto inconcludente ai fini dell’individuazione di una strategia che si possa porre come alternativa reale alle attuali forze di governo.
“In ferie da cosa”, si continua a non capirlo: dalle soluzione efficaci dei problemi reali, verrebbe da dire. E questo non aiuta ad alleggerire la vacanza.