Un raduno di universitari provenienti da tutta Italia nel ricordo di Aldo Moro, a trent’anni dal suo martirio per mano delle Brigate rosse: sono questi i contenuti del 59’congresso nazionale della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), che si è aperto giovedì 8 maggio a L’Aquila sul tema ‘Domani cercasi. Università, società e politica: quale spazio per i giovani?’ (lavori fino all’11 maggio). ‘Oltre a ricordare Moro, quale illustre presidente della Federazione – spiegano i due presidenti nazionali, Silvia Sanchini e Tiziano Torresi – ci occuperemo di altri temi importanti per il modo giovanile e universitario: dalle riforme che hanno modificato l’assetto strutturale dell’Università italiana, e quindi i metodi di studio e di ricerca, alla crescente sfiducia nelle istituzioni che emerge sconcertante anche tra le nuove generazioni, alla comprensione delle cause che hanno determinato la cosiddetta frattura intergenerazionale’. Ai lavori del convegno parteciperanno, tra gli altri, i vescovi Giuseppe Molinari (L’Aquila) e Domenico Sigalini (assistente generale dell’Azione cattolica), Franco Marini (già presidente del Senato), i docenti Ernesto Galli Della Loggia, Ilvo Diamanti, Renato Balduzzi (presidente Meic), Andrea Olivero (presidente Acli). Davvero ‘bamboccioni’? ‘I giovani oggi possono ancora rivendicare una loro autonomia per trovare progressivamente il proprio posto nella società? Siamo davvero una generazione di bamboccioni, incapaci di emanciparci dal nucleo familiare perché alla ricerca spasmodica di comodità e sicurezze?’. Così i presidenti nazionali della Fuci Silvia Sarchini e Tiziano Torresi, nella relazione introduttiva ai lavori del 59’congresso nazionale. ‘Uno dei sintomi più eclatanti di questo mancato dialogo tra le generazioni è rappresentato dalla crisi del legame educativo all’interno dell’Università – hanno aggiunto -. La naturale e necessaria relazione tra docenti e discenti in ambito accademico appare, infatti, oggi profondamente penalizzata dall’incremento numerico che contraddistingue l’Università odierna: un aumento quantitativo al quale però non è corrisposto un equivalente sviluppo qualitativo’. La presidenza Fuci nota che ‘tra aule sempre più affollate, semestri abbreviati ed esami che si susseguono con frenetica velocità, pare ormai impossibile trovare tempi e spazi per il dialogo, occasioni in cui gli studenti possano esercitare la loro capacità critica ed esprimere il proprio punto di vista in un confronto costruttivo e arricchente con i docenti’. Giovani viziati e senza certezze. Viviamo in una società ‘che non vuole invecchiare, che sposta sempre più in avanti le tappe verso la vita adulta e con una gioventù che viene vista, rispetto al passato, come più viziata (95%), con meno certezze (75%), più sola e meno felice. Anche il futuro appare scoraggiante sotto il profilo delle opportunità sociali ed economiche (45%); gli stessi punti di riferimento sono molto cambiati: la religione e la politica sembrano infatti contare sempre meno per i giovani’: così nelle tesi congressuali della Fuci, dove si sottolinea il clima di sfiducia e disincanto delle giovani generazioni, costrette a vivere come in un ‘limbo’ perché ‘tra la fine dell’adolescenza e l’ingresso nella vita adulta sembra infatti essersi prefigurata una nuova fase del ciclo vitale che tende a dilatarsi nella durata e ad estendersi presso quote sempre più significative di popolazione’. ‘In questa fase – dicono alla Fuci – i giovani non sono più adolescenti ma neppure completamente adulti, perché ancora incapaci di assumersi pienamente le responsabilità sociali dell’età adulta’. La questione educativa in università. I giovani appaiono ‘una generazione di abbandonati, non solo dal punto di vista fisico, ma anche e soprattutto dal punto di vista affettivo ed educativo’. Secondo la Fuci, ‘l’innalzamento del reddito, che ha contraddistinto le società moderne occidentali, consente anche ai giovanissimi di poter disporre liberamente di cifre che in passato erano assolutamente impensabili. Dall’altro, la rivoluzione tecnico-scientifica ha invaso prepotentemente la sfera della quotidianità, trasformando i giovani nei principali fruitori di ogni innovazione a svantaggio dei padri, che perdono sempre di più il senso culturale del loro ruolo e la sicurezza in loro stessi’. Per la Fuci, ‘è in questo contesto che viene a costituirsi la nuova soggettività giovanile, forte del suo potere d’acquisto e non più orientata a un rapporto di imitazione con il mondo adulto ma piuttosto in arrogante, spesso aggressiva e violenta, contrapposizione a esso. Il cui simbolo è non a caso il cellulare esibito, utilizzato e cambiato con disarmante velocità sin da giovanissimi’. I ‘fucini’ affermano così che ‘il rapporto intergenerazionale tra professore e studente universitario è particolarmente significativo, nella misura in cui l’Università deve coltivare, oltre che il futuro professionista, anche l’uomo in quanto persona’.