Due importanti inaugurazioni. Meglio, due rilevanti eventi culturali. Perché tali sono da considerare l’inaugurazione della pinacoteca comunale di Terni e l’inaugurazione del museo archeologico di Amelia. Finalmente sembra che si stia superando il concetto della “monocultura siderurgica”. La pinacoteca di Terni è stata inaugurata al piano terra di palazzo Gazzoli. In tutto 12 sale. Quattro riservate ad opere antiche che vanno dalla fine del Trecento al Settecento. Sale tematiche. Considerata, la prima, come “quadreria” con opere del Sei-Settecento. Altra al tema della Madonna col Bambino, altra ancora alla Crocifissione comprendente anche due sculture. Poi la sala di grandi maestri. Alcuni nomi, tutti relativi ad artisti del Quattrocento: Benozzo Gozzoli, Niccolò Alunno, Piermatteo d’Amelia, Giovanni di Pietro detto lo Spagna. Una panoramica limitata come numero di opere, ma di grande rilevanza e suggestione. In attesa di poter vedere, in tempi che non si preannunciano brevi, anche altri dipinti ora in deposito. Otto, invece, le sale dedicate all’arte contemporanea. Ove aleggia lo spirito di Aurelio De Felice. Non a caso, d’altra parte, ove si consideri che la maggior parte delle opere esposte fa parte della donazione che lo scultore ternano ha effettuato al Comune ed alla Provincia, ora finalmente riunite. In due sale vi sono dipinti carichi di innata e fresca poesia di quello straordinario artista naif che è stato Orneore Metelli. Poi una breve sintesi di artisti della “Scuola ternana” degli anni Trenta. Ancora una sala dedicata ad opere grafiche di grandi maestri, anch’esse donate da De Felice, con nomi come Picasso, Chagall, Klee, Leger, Braque, Mirò, Arp. Infine la presenza viva e vitale dello stesso de Felice con le sue sculture ora di composta classicità, ora di stilizzato plasticismo, ora di recupero visivo nel segno del “primitivo”. E ancora De Felice con una ricca serie di opere grafiche. Pregevole l’allestimento della pinacoteca. Ricca anche di strutture collaterali. Infine una curiosità: l’ingresso è ubicato nella cappella del palazzo, finalmente riaperta al pubblico. Se l’allestimento della pinacoteca ternana è pregevole, che dire di quello del museo archeologico di Amelia? Elegante, funzionale, moderna. Capace di valorizzare tutti i numerosi reperti che vi sono contenuti. Anche se un posto a sé la merita l’opera più preziosa del museo. La colossale statua bronzea di Germanico. Quella, per intendersi, trovata ad Amelia nel 1963, sottoposta a Perugia ad un restauro durato trent’anni, esposta poi al museo archeologico del capoluogo umbro. E ora, con degnazione, “data in prestito” ad Amelia. Magari per motivi elettorali. Come se Germanico non fosse di “proprietà” della città ove è stato rinvenuto. E ancora sul museo. Allestito nel complesso Boccherini che conserva la sua originaria struttura conventuale quattrocentesca con chiostro a due ordini di arcate, il museo si estende su una superficie di oltre 2.000 metri quadrati. Costato cinque miliardi di lire, conserva reperti tutti rinvenuti nella zona amerina. Al piano terra vi è un excursus sulla storia archeologica di Amelia, con frammenti fittili, utensili quotidiani, epigrafi; al primo piano reperti dell’antica Ameria, municipio romano, con epigrafi funerarie, statue marmoree, reperti vari e soprattutto la statua di Germanico; al secondo piano il materiale proveniente da necropoli, ville, zone periferiche compresi resti di decorazioni paleocristiane ed altomedioevali. Proprio non a caso, questo museo di Amelia è stato definito il più importante dell’Umbria, secondo solo al museo archeologico nazionale di Perugia. Una importanza enormemente accresciuta dalla presenza di Germanico, bronzo romano tra i più importanti nel mondo. Un bronzo che è di AmeliaE Germanico deve restare ad Amelia.
Pinacoteca comunale a Terni, museo archeologico ad Amelia
Inaugurazioni / Due importanti eventi culturali
AUTORE:
Mino Valeri