‘Piccolo è bello’, ma se non c’è integrazione ‘

Imprese e lavoro. Otto casi di allarme occupazione nel 2005. Bruschi (Cisl): ci sarà futuro se tutto il sistema regionale farà un salto di qualità

Non è passato mese o settimana, in questo 2005, che non ci sia stato almeno un allarme per la chiusura di questa o quella fabbrica. Dalla Tyssen Krupp che un anno fa ha fatto vivere un Natale d’angoscia agli operai ternani, alla Cisa che in queste settimane fa tremare l’intera comunità di Tavernelle per la chiusura della fabbrica (ne racconta lo stato d’animo il parroco, don Orlando Sbicca, a pagina 13). Due casi di multinazionali, ma in mezzo ci sono stati allarmi per aziende locali in crisi. Come si sono concluse queste vicende? Probabilmente se lo chiedono in molti poichè gli epiloghi spesso vengono raccontati con toni meno forti di quanto lo fossero le grida di allarme (scioperi e comunicati dei sindacati) il cui ricordo vivo nella memoria di lettori e telespettatori lascia l’impressione di una continua perdita di posti di lavoro. Eppure i dati Istat trimestrali dicono che in questo 2005 l’occupazione è rimasta complessivamente stabile registrando 339 mila occupati sia nel primo che nel secondo trimestre. Abbiamo fatto il punto della situazione con Pierluigi Bruschi, segretario della Cisl regionale. La ricognizione delle situazioni di crisi (vedi sintesi qui sotto) registrate in questo anno mostra un mercato del lavoro in movimento e una struttura produttiva complessivamente debole. Dal 1970 al 2000 l’Umbria è cresciuta con il suo sistema di piccole e medie imprese che ora, però, mostra tutta la sua debolezza, commenta Bruschi. Si va dalle multinazionali che seguono logiche proprie spostando le produzioni dove più gli conviene, alle imprese locali che subiscono la competitività internazionale e sono in affanno sul fronte dell’export. Situazioni diverse che per il segretario Cisl, richiedono un salto di qualità di tutto il sistema regionale riassumibile in poche parole chiave: innovazione e integrazione. E spiega cosa serve. Alle multinazionali occorre offrire iniziative che possano legarle al territorio, e qui cita l’accordo raggiunto con la Tyssen Krupp. Alle piccole e medie imprese umbre occorre offrire incntivi affinchè si decidano a ‘fare sistema’ tra imprese per elevare la qualità del prodotto, superando l’individualismo proprio degli imprenditori. ‘Quest’anno – dice Bruschi – per la prima volta la Regione nei bandi per i Fondi europei premia progetti di integrazione’, ma ancora è presto per sapere se e come l’opportunità è stata colta. La frammentazione, però, aggiunge il sindacalista, va superata anche tra enti. Dove? Nella promozione dell’export, su cui operano troppi consorzi non in collegamento tra loro; sul fronte dei finanziamenti, in cui si dovrebbe cercare di coordinare tra loro la finanziaria regionale Gepafin e i Confidi delle singole associazione; infine, ma non ultimo, nella ricerca per la quale si dovrebbe creare un’agenzia unica (che inglobi il Parco tecnologico agroalimentare di Pantalla) che in stretto rapporto con l’Università, che possa offrire ricerca applicata e servizi avanzati alle aziende. ‘È grave che tutti questi enti regionali – commenta Bruschi – non collaborano con l’Università’. La scarsa capacità innovativa del settore produttivo si riflette sul mercato del lavoro. Le aziende chiedono lavoratori di basso profilo, e molti li trovano tra gli immigrati, ma non offrono prospettive a diplomati e laureati. ‘Ma non sarà sempre così – avverte Bruschi – perchè tra vent’anni chiameremo immigrati laureati a coprire posti di lavoro per i quali non ci saranno abbastanza giovani italiani neppure dopo aver dato lavoro a tutte le donne che oggi affollano le liste di disoccupazione’.

AUTORE: Maria Rita Valli