Piccoli passi di speranza

CAMPITELLI. Le culture del mondo nella “festa dei popoli”

Un mondo in festa con suoni, colori, volti e la quotidianità della gente del mondo. La festa dei popoli “Piccoli passi di speranza per un mondo insieme”, che da anni viene organizzata nella parrocchia di San Matteo a Campitelli, è stata l’occasione per aprire una finestra sul mondo, per approfondire conoscenze reciproche tra le persone, le famiglie, i giovani che abitano il territorio, ma soprattutto per comprendere la ricchezza che le diverse culture possono offrire. Un mondo insieme che ha condiviso problematiche, cibo e festa, dove la cittadinanza ha superato davvero i confini geografici aprendosi al mondo. Una festa che potremmo definire il prologo al mese missionario e alla giornata missionaria mondiale “Vangelo senza confini” che la Chiesa diocesana si appresta a celebrare in ottobre. Una riflessione che parte dalla consapevolezza del mutato contesto: l’immigrazione, la crisi delle vocazioni missionarie, la forte presenza di preti stranieri in Italia sono questioni la cui portata è sempre più consistente nella vita della Chiesa e che chiede sempre più una condivisione di opere e di spiritualità con gli altri soggetti che nella Chiesa accolgono immigrati, sostengono i bisognosi, annunciano il Vangelo dell’amore. Riflettere sulla missione significa per ogni cristiano un’assunzione di responsabilità per l’evangelizzazione che parte dall’incontro con Cristo, e che ha come unico obiettivo quello di far incontrare Cristo alle persone; e poi, riconoscere che la missione è essenziale nella Chiesa e che essa è incarnata in una storia e con la storia contingente deve fare i conti. La missione è uno strumento in grado di fare e di cambiare la storia. È il frutto di una cultura cristiana coltivata nel tem¬po, è una dimensione alla quale si viene formati prima di tutto attraverso un’esperienza efficace di vita ecclesiale. La missione deve essere un modo di vivere in grado di incontrare l’altro e di dialogare con le culture, un modo di vivere che ha nella parrocchia il suo luogo naturale di formazione. La ragione dell’essere della missione è la fedeltà al Vangelo e la relazione concreta tra le Chiese, per questo si dovrebbe innanzi tutto recuperare la spiritualità e la fraternità degli animatori missionari con una adeguata formazione e momenti d’incontro. Il mese missionario comincerà questa settimana con la contemplazione, e a seguire le successive dedicate rispettivamente alla vocazione, responsabilità, carità e ringraziamento.

AUTORE: Elisabetta Lomoro