Mi punge la lettera del signor Micangeli, pubblicata a pag. 12 nella rubrica alle ‘Lettere del direttore’. Che dire? Forse lo snodo essenziale per capire la distanza fra la sua e la mia posizione è tutto in quel suo chiamare il Papa ‘il dolce Cristo in terra’. ‘Ho visto Gesù vestito da Papa; ho visto il dolce Cristo in terra’. Aveva 6 anni, Caterina da Siena, quando vide. E già volava nei cieli della lirica. Io non ho avuto visioni di sorta. Ho solo letto sant’Agostino: ‘Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo’; e’ volte sento don Ratzinger, spalla a spalla, a volte’edo il Papa’ontano, su, in alto, sorridente. La Chiesa è una nave. Anche io mi ci sono imbarcato, da sempre. Oggi vivo nella sua stiva, con a fianco dei fuori di testa assortiti (ma pare che per il Signore siamo dei gioielli, dei pezzi unici. Sarà!). Ma alzo spesso gli occhi verso il ponte di comando, e vedo Benedetto, vescovo della Chiesa di Dio che è in Roma, con in mano il timone che lo Spirito gli ha consegnato il 19 aprile 2005. È intento al ‘servizio petrino’, la sua incombenza primaria: ‘Conferma nella fede i Miei fratelli’. E questo lo impegna a riproporre giorno dopo giorno’celte pastorali sulla scia di quelle di Gesù: in fedeltà assoluta a Dio, alla chiarezza e all’integrità del messaggio; e in fedeltà all’uomo, a quegli uomini che, stressati dalla banalità di mille mezze verità, attendono la liberazione della verità tutta intera, l’annuncio che esiste una prospettiva di umana autorealizzazione capace di riempire il cuore dell’uomo, perché a proporla è Uno che da sempre ‘sa cosa c’è nel cuore dell’uomo’. La Chiesa presenta il volto di Dio all’uomo di oggi; ma l’uomo di oggi,’atto in serie, istintivamente ha paura del volto (di tutti volti).’ il’olto di Dio che la Chiesa gli presenta deve essere serio e amabile al tempo stesso. Ma non sempre i due obiettivi sono perseguibili congiuntamente. A volte si escludono a vicenda. E allora la scelta del Papa si fa problematica: attenersi alla fedeltà più rigorosa al Vangelo, predicandone anche la parti taglienti, che feriscono, veri uppercut al plesso solare del destinatario, oppure glissare, sottacere, rimandare, alludere, far capire, attender che le difese cadano…? Quella notte, le poche ore che sono riuscito a dormire, ho fatto un brutto sogno. Ho sognato di essere un ufficiale della Guardia pontificia di fine Ottocento. Era la notte del 13 luglio 1881. Qualcuno aveva deciso di traslare la salma di Pio IX, morto santamente il 7 febbraio 1878, dal Vaticano alla basilica di San Lorenzo al Verano. Quando, nel cuore della notte, il corteo funebre presidiato da noi ufficiali imboccò quello che oggi si chiamiamo ponte Vittorio, una masnada di nemici di Dio, al grido di ‘al fiume il Papa porco’, ci attaccarono con sassi e bastoni, tentando di gettare la salma del Papa nel Tevere: riuscimmo ad evitarlo utilizzando a mo’ di mazze le fiaccole accese per la processione. Gridavamo: ‘Viva il Papa re’. Gridavo forte anch’io. E su questo grido il mio sogno s’è interrotto. E sono tornato ad essere quello che sono: un pretucolo e di provincia, amareggiato del fatto che qualcuno si senta in obbligo di insultare Papa Benedetto, amareggiatissimo per il fatto che la lista di coloro che chiedono di venire ‘sbattezzati’ aumenti di giorno in giorno.
Pessimo sogno in pessima notte
Abatjour
AUTORE:
A cura di Angelo M. Fanucci