L’omicidio a Perugia della studentessa inglese Meredith ha monopolizzato da vari giorni l’attenzione di stampa e televisione, quasi fosse stato l’omicidio del secolo. Per davvero, il delitto ha attirato su di sé l’attenzione del mondo intero, forse per l’efferata crudeltà e ferocia con cui è stato perpetrato. Da subito, dopo il diffondersi della notizia del terribile evento, Perugia per l’opinione pubblica è diventata, senza appello, ‘città insicura’, abitata da tanti giovani studenti ‘sbandati’, città che non offre sicuri punti di riferimento per i giovani che in essa vivono. Di sicuro il delitto ha ingigantito carenze e deficienze che caratterizzano, in parte, tutte le città del mondo, che ospitano migliaia e migliaia di giovani studenti. La città di Perugia, tuttavia, è rimasta la stessa, prima e dopo il delitto efferato. È una città tranquilla, a misura d’uomo, con grande impegno largamente diffuso da parte delle autorità amministrative, sociali e religiose a renderla sicura sotto ogni punto di vista. Non tutto dentro e fuori delle mura cittadine è un’oasi di pace e di serenità, anche Perugia ha i suoi bei problemi da risolvere: droga, centri d’incontro e di formazione per i giovani, affitti alle stelle e altri problemi ancora. A nessuno, credo tuttavia che sfugga l’atrocità del delitto. A pochi, in ogni caso, sembrano essere noti i motivi veri, in fondo, che inducono i giovani a tali comportamenti. La noia, caratteristica dei giovani d’oggi, il già visto, la monotonia dei gesti abitudinari sono una scusa, un coperchio che nasconde un malessere profondo dei nostri giovani. Non c’è più, o almeno non sembra essere più un valore fondamentale la tensione tra il lasciarsi vivere e la realizzazione di sé secondo una scala di comprensione e di ideali, che superano l’insignificanza di taluni momenti della vita. Le analisi lette o sentite, sulla stampa e alla tv, poco accennano ai motivi più profondi del disagio giovanile, in altre parole: alla carenza di modelli veramente educativi e formativi per la gioventù. Il giovane, per sua natura, ha necessità di essere instradato nell’esperienza del vivere da mani e da pensieri di chi per età e per vita vissuta ha dimestichezza con le varie vicissitudini dell’esistenza. Aiutare il giovane a fare scelte giuste e appropriate di comportamenti non vuol dire limitare o costringere la sua libertà, giusta e sacrosanta, piuttosto vuol dire aiutare il cieco ad individuare il gradino che ha davanti e che non percepisce. Forse che la strada giusta verso un’educazione più vera e più completa della gioventù non passerà ancora oggi, come via sicura e praticabile, attraverso la Parola di Dio e il rispetto della legge di Dio, come si diceva una volta? Se così fosse, come crediamo che sia, non perdiamo tempo, torniamo al rispetto di quei valori che danno ampio respiro al bisogno di certezze e di fraternità, che danno senso alla vita.
Perugia. Oltre la tragedia
AUTORE:
Arduino Bertoldo