Questa del Borgo Bello è una storia diversa. Il centro storico di Perugia si sta svuotando: negozi che chiudono, residenti che se ne vanno lasciando campo libero a spacciatori e gente poco raccomandabile. Nel Borgo Bello non è così. I prezzi delle case non sono crollati, anzi. Se un negozio chiude, ne arriva subito un altro. Vi abitano le famiglie, con i figli che vanno a scuola e gli anziani impegnati in tante attività ricreative, culturali e sociali. E la sera nei tanti locali c’è la “movida” dei più giovani, ma senza troppi eccessi. I cittadini si prendono cura dei giardini, dei vicoli, dell’arredo urbano. Affrontando e cercando di risolvere i problemi senza aspettare che sia qualcun altro a farlo. Ed è proprio questo il segreto del Borgo Bello, che lo rende diverso dall’acropoli che si svuota. “Perché è soprattutto nei momenti di crisi che non ci si può chiudere nei propro spazi” dice Orfeo Ambrosi, uno dei fondatori e presidente dell’associazione “Borgo Bello”, che oggi ha circa 300 soci e che è l’anima del rione di porta San Pietro.
Un quartiere cresciuto nei secoli lungo la strada che portava a Roma e che da sempre per i perugini e i suoi abitanti è il Borgo Bello. Quasi due chilometri, dall’acropoli alla campagna, tra i palazzi della borghesia perugina, oratori, conventi e chiese monumentali. Due facoltà universitarie, l’osservatorio sismologico Bina, il Museo archeologico e quello di palazzo della Penna, tre teatri (il Teatro di figura di Mirabassi, la sala Cutu del Teatro di Sacco, il nuovo Canguasto di Mariella Chiarini), il cinema Zenith e tante associazioni culturali. Ci sono anche due auditorium: il Frescobaldi e quello di Sant’Anna. Un quartiere ricco di botteghe artigiane, negozi tipici, ristoranti, osterie. Qui sono tornate ad abitare anche famiglie che in tempi passati avevano lasciato il Borgo per i palazzi più moderni delle periferie.
“Quando nel 2005 è nata la nostra associazione – spiega Ambrosi – questo fuoco della voglia di stare insieme per fare vivere il borgo già ardeva sotto la cenere” e così nove commercianti di corso Cavour e quattro residenti si ritrovano davanti a un notaio. Nasce l’associazione Borgo Bello la cui ragione sociale è quella di “rivitalizzare il quartiere”.
Con la collaborazione del Comune – dice Ambrosi – si è messa in moto la macchina che oggi ha fatto dell’abitare nel Borgo Bello “quasi uno status symbol”. Comincia il recupero di edifici, pubblici e privati, come il complesso dell’ex Ipsia dove si realizzano 40 appartamenti. Il “miracolo” è però soprattutto nella cura che si prendono i cittadini delle “piccole cose – continua Ambrosi – che bisogna recuperare e rendere più belle. Perché la bellezza produce bellezza e il degrado porta altro degrado”. E così i soci, che nel frattempo crescono (“Non soci passivi, ma protagonisti” sottolinea il presidente) non si limitano a partecipare alle tradizionali cene collettive per il Natale e la festa di San Lorenzo, ai viaggi o alle visite guidate alla scoperta del borgo, ma diventano architetti, muratori, artigiani. Con la collaborazione del Comune e altre istituzioni, vengono restaurati l’edicola della Madonna del fuoco e il loggiato di via del Cortone. Via del Canterino, che porta all’antica fornace Angeletti-Biscarini, diventa una sorta di galleria all’aperto, così come via del Deposito con la casa del pittore Gerardo Dottori.
Pannelli e installazioni varie anche sulle scale mobili della stazione di Sant’Anna e adesso il progetto di fare diventare via Fiorenzuola, in una delle zone più difficili del borgo, una “Via del fiore”, con tante fioriere perché la gente sia invogliata a passeggiarvi. “Dove c’è movimento infatti – dice Ambrosi – c’è anche una sorta di controllo sociale del territorio”. Tra le ultime iniziative dell’associazione, il Gam (Gruppo autorganizzato di manutenzione). Con la collaborazione del Comune, la prima domenica del mese una ventina di soci (non tutti residenti nel borgo) si ritrovano con zappe, pale e scope, per la manutenzione dei giardini pubblici di viale Indipendenza.
È troppo lungo l’elenco delle attività e iniziative dell’associazione per poterle citare tutte. Cominciando da quelle ormai storiche, come “Non solo affitto ma anche affetto”: un aperitivo durante il quale gli studenti-inquilini si incontravano con il loro padroni di casa e la gente del quartiere. Poi ci sono i corsi e i laboratori (dal cucito all’insegnamento delle lingue straniere), i mercatini e tante iniziative per aiutare chi ha bisogno, come l’adozione di un bambino brasiliano, i soldi raccolti per i terremotati de L’Aquila e i tornei di burraco per gli anziani ospiti della Fondazione Fontenuovo di cui Ambrosi è presidente dal 2009. Diverse anche le pubblicazioni riguardanti la storia e i personaggi del borgo, promosse e curate dall’associazione che ha un sito internet e un bollettino cartaceo mensile. Con iniziative cui partecipano anche carabinieri e pompieri (le loro caserme sono nel borgo) e i bambini delle scuole.
Tanti i progetti anche per il futuro. Ambrosi li definisce “sogni” che però nei nove anni di vita della associazione si sono quasi tutti avverati. Dunque nei programmi futuri ci sono il restauro di porta San Pietro e l’apertura al pubblico delle soffitte e del campanile di San Domenico, la ripresa del presepe vivente di San Domenico sospeso da un paio di anni e le infiorate per la processione del Corpus Domini. Poi c’è il sogno più bello e forse più difficile da realizzare: il “tour delle tre torri”. Un itinerario turistico nella città tra il Cassero di porta Sant’Angelo, la torre degli Sciri e il campanile di San Domenico. Un percorso anche simbolico nella storia della città tra una torre militare (il Cassero), una civica (quella degli Sciri) e un edificio religioso.
Il centro storico di Perugia rischia di morire? Con una sinergia tra residenti, commercianti e istituzioni – dice Ambrosi – questo processo si può invertire. Infatti come avvenuto a Borgo Bello il “fuoco arde sotto la cenere” con il fiorire di associazioni di cittadini: “Rivivi il borgo” in corso Bersaglieri, “Vivi il borgo” in corso Garibaldi, “Fiorivan le viole” in via della Viola. E poi a Monteluce e in piazza Grimana. Associazioni che si sono riunite in un coordinamento. “L’acropoli ormai è cinta d’ assedio – scherza Ambrosi – e sono sicuro che vinceremo”.