Perugia, città aperta agli ebrei

Codici di Bibbia e Talmud scoperti all'Università

Perugia e gli ebrei: un rapporto antico e – tutto sommato – più positivo che altrove. È quanto emerso il 14 febbraio alla biblioteca del Dottorato dell’Università, nel corso della presentazione dei manoscritti ebraici medievali ritrovati qui l’anno scorso. Le pergamene, contenenti testi biblici e rabbinici, erano state riutilizzate come rivestimento di volumi del Cinque-Seicento, conservandosi in questo modo fino a oggi. Lo Studio perugino, fondato nel 1308, ‘ha sempre mostrato una notevole apertura nei confronti della comunità ebraica’, ha sottolineato il magnifico rettore Francesco Bistoni. Infatti, sebbene si trattasse di un’università ecclesiastica, quindi interdetta agli ebrei, in città si segnalarono varie eccezioni, con lauree in Medicina concesse con permesso speciale anche a esponenti del popolo di Israele. All’evento era presente il rabbino Cesare Moscati, a nome del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. ‘Questi documenti – ha detto Moscati – non sono solo patrimonio della comunità ebraica né di Perugia, ma dell’intera umanità. Si tratta di manoscritti tra i più antichi mai ritrovati. È inoltre significativo che contengano brani di Geremia, un profeta che sapeva non solo dare ammonimenti, ma anche consolare’.Il valore di un passato in cui ebrei e cristiani avevano trovato forme di convivenza è stato ribadito dall’arcivescovo Giuseppe Chiaretti. Il prelato ha ricordato come spesso fossero i Papi a farsi curare da medici ebrei: al di là delle prese di posizioni ideologiche, quindi, si muoveva una realtà concreta in cui i pregiudizi venivano infranti. ‘Quello che in passato avveniva in termini, per così dire, bonari – ha concluso il Vescovo – oggi è diventato un discorso aperto, esplicito’.Un ritratto degli sviluppi storici della presenza israelitica a Perugia è stato tracciato da Gustavo Reichenbach, esponente della comunità ebraica locale, che attualmente è assai ridotta ma, ha detto, ‘tra il Duecento e il Cinquecento era fiorente, con circa 200 persone e due sinagoghe. Contava… oltre ai famigerati usurai… anche scribi e studenti. La loro presenza era un po’ accettata, un po’ respinta, finché nel XVI secolo vennero cacciati, disperdendosi tra Città di Castello e la Toscana’.Quanto ai manoscritti, secondo lo studioso inglese John Sawyer che ha iniziato a decifrarli, ‘ancora non ne conosciamo la reale importanza. Per esempio, i brani del Talmud in essi contenuti sono standard, ma presentano dei commenti aggiunti a mano, che andrebbero analizzati con cura’.

AUTORE: Dario Rivarossa