L’impossibilità di quantificare la persona è dunque radicale e irreversibile. Altrove ci si può accontentare di “motivare” il primato della persona sulla base di bramiti intimistici, soggettivi, sentimentali (oh! stantio sentore che sale dai sentimenti che si autogiustificano!).Da noi no: nel pensiero cristiano il primato della persona trova la sua più radicale fondazione nel fatto che siamo tutti Figli di Dio, tutti fratelli in Cristo, tutti depositari e collaboratori dello Spirito. “Fratelli”, “figli”: non esclusivamente sul piano morale (oh! appassita vaghezza dei sistemi morali che si autoalimentano!), ma – come si diceva una volta – sul piano ontologico. In Lui viviamo e continuiamo ad esistere. La creazione è coestensiva all’esistenza di ogni creatura. Questa lampadina arde in questo momento perché in questo momento una qualche centrale elettrica le eroga energia. Un invisibile cordone ombelicale stringe ogni uomo a Cristo. Tutta la vita, in tutte le sue forme, passa per lì. Cristo tornerebbe a incarnarsi anche per uno solo di noi. Aforismi/cardine di quell’antica, dolce, folle tensione a vedere le cose con gli occhi di Dio che è l’utopia religiosa. Per chi non può fare a meno di coltivare l’utopia religiosa quegli aforismi non sono variazioni da virtuosi su di un temino preconfezionato, no: sono l’ABC dell’essere. Persone, Figli, Fratelli. Frammenti di un unico, originalissimo, enorme mosaico che lo Spirito va componendo e che qualcuno ha chiamato Corpo Mistico. Che orizzonte di vita, fratelli miei!! Ma appena abbassiamo gli occhi dal limpido fulgore dei cieli alla concretezza del nostro vivere terreno…: è come un pugno nello stomaco. Per tanti, troppi uomini il fatto di essere persone conta quanto il due di coppe quando briscola è bastoni. E’ il grande, drammatico panorama dell’emarginazione. Tutti vengono proclamati figli di Dio, ma per quelli che vengono confinati al margine della vita quella proclamazione è vuota. Nella quotidianità della loro vita essere persone non conta nulla. Altrove questo è un problema sociale. Da noi è un sacrilegio.