Il 5 luglio è stato presentato il Rapporto economico e sociale dell’Umbria 2005-2006, curato dall’Aur (agenzia Umbria ricerche) volto a presentare ‘l’Umbria nell’Italia mediana’, analizzata con riferimento all’ultimo quinquennio. Nella ricerca viene compiuto un confronto tra l’Umbria, le Marche e la Toscana, cioè tra regioni che si ritiene presentino tra loro più punti di somiglianza sotto il profilo della struttura dell’economia e della società, come dei processi di sviluppo degli ultimi anni. La ricerca è stata compiuta da numerose angolazioni. Sotto il profilo della macroeconomia, sono state oggetto di confronto la domanda (E. Tondini), l’offerta (L. Birindelli), l’innovazione e la ricerca nel sistema delle imprese (M. Casavecchia), il sistema del credito (M. Ripalvella), il settore pubblico (L. Pelliccia). Per quanto riguarda i caratteri del sociale, l’analisi comparata ha tenuto conto di popolazione e famiglia (A. Orlandi), immigrazione (M.Chiatti e M. della Croce), istruzione (A.Orlandi), Università e ricerca scientifica (C.Cristofari), politiche sociali (G.Castellani). Una particolare attenzione è stata dedicata ai cambiamenti intervenuti nel periodo in esame, sotto il profilo economico e sociale, in particolare demografico ed occupazionale, attraverso studi di P. Montesperelli, L. Birindelli, S. Sacchi, E. Galluzzo e M. Tassi. Nel complesso, l’Umbria ‘riconferma la propria medianità, per il perdurante convergere verso i valori medi del Paese’, anche se presenta, tra l’altro, la maggior consistenza pro capite della domanda per usi pubblici (spesa pubblica), una produttività per unità di lavoro inferiore alla media nazionale, e una bassa incidenza dell’export diretto di beni e servizi. Si segnalano inoltre: l’alto livello di scolarizzazione, ma anche tassi di disoccupazione molto elevati per diplomati e laureati, e il ricorso necessario alla solidarietà interregionale per assicurare livelli di assistenza ai propri residenti. La Toscana risulta ‘economicamente più robusta’, come suggeriscono i più elevati livelli unitari di reddito e di spesa; le Marche risultano la regione ‘più prossima ai valori medi nazionali, che vengono superati in relazione al tasso di accumulazione del capitale’. *********Come sottolinea il presidente dell’agenzia Umbria ricerche, Carnieri, nella presentazione del Rapporto economico e sociale 2005-2006, in un’economia come quella attuale, nella situazione dell’Umbria, conta la capacità di mettere in valore il patrimonio identitario del territorio, e di saperlo coniugare con temi, aspetti e profili innovativi. E di rendere compatibili coesione sociale e competitività. Per tutto questo si richiede una nuova stagione di politiche pubbliche, con un forte rilancio della concertazione, in cui i soggetti sociali e istituzionali si dispongano al reciproco ascolto, al confronto continuo. A questo fine è fondamentale avere ‘un asse di marcia’ un asse di riforma dell’Umbria in cui vengano in discussione tutti i caratteri del rapporto tra economia e politica’. Se si accetta questa prospettiva, derivano indicazioni su alcuni problemi aperti (cui corrispondono altrettante necessità di approfondimenti analitici). In primo luogo, la questione dell’intensità e dell’efficacia delle relazioni tra attori sociali, della reale capacità costruttiva dei processi di concertazione. Vi si lega il tema della natura e dell’intensità dei rapporti tra imprese, considerate anche nei loro collegamenti extra-regionali, nella loro appartenenza a reti corte o lunghe, così da ricostruire la corrispondente partecipazione a filiere produttive, ed individuare punti di debolezza su cui eventualmente intervenire. C’è poi il nodo della produzione di beni collettivi locali e di una valutazione, a priori e a posteriori, dei loro presumibili effetti, diretti e indiretti, sulla produttività, sulla competitività e sulla coesione sociale nei territori considerati. Il che ci richiama l’esigenza di un’analisi, tanto importante quanto trascurata, dell’impatto degli interventi pubblici sul territorio. Per andare ancora più al fondo del problema, possiamo ritenere che la prospettiva indicata richieda una modificazione culturale di mentalità e di stili che non riguardi solo la funzione imprenditoriale, ma l’intera comunità. Il contesto supposto da Carnieri sembra costituito da un quadro di apertura, relazionalità, di convinta fiducia nell’importanza della cooperazione, di multidimensionalità e superamento di separatezze e squilibri fondamentali, di oltrepassamento della mera ragione strumentale, per attingere al dominio dell’intelligenza, volta ad indagare l’ordine delle finalità. La presenza della persona, l’approccio della persona si rivelano centrali per la prospettiva dello sviluppo locale basato su efficienza ed equità. Un’ultima considerazione sul rapporto stretto e diretto tra il piano della persona e la scala locale, alla quale si determinano in misura rilevante le esigenze della popolazione e almeno in parte la capacità di soddisfarle. Ne consegue l’esigenza di avviare un’analisi rappresentativa e periodica della percezione di benessere, e delle rispettive componenti, sperimentata dai cittadini, sui fronti più importanti della vita individuale ed associata.
Per progredire serve più coesione
ECONOMIA. Valutazioni dell'economista Pierluigi Grasselli sull'ultimo Rapporto dell'Aur
AUTORE:
Pierluigi Grasselli