L’associazione Amici delle miniere ha ricevuto il patrocinio del Consiglio internazionale del cinema, della televisione e della comunicazione audiovisiva dell’Unesco (Iftc). Un importante riconoscimento di credibilità e immagine per questi volontari che puntano a riscoprire e a raccontare la storia di quell’Umbria che è cresciuta, lavorando aspramente, nelle miniere di carbone e lignite. Una storia che è appartenuta ai padri e ai nonni e che ora va consegnata ai più giovani, più intatta possibile. “Il riconoscimento che ci è giunto da Parigi, dall’agenzia culturale delle Nazioni unite”, afferma il presidente, Bruno Mattioli, “ci rende molto felici. E ci sarà molto utile per potenziare la nostra attività: spero che adesso i nostri progetti possano godere di maggiori attenzioni e finanziamenti da parte degli enti umbri, ma non solo. Punteremo ancora molto sulla crescita della nostra sezione filmica e documentaria e sulla raccolta di testimonianze di chi ha vissuto l’epoca delle miniere in Umbria: infatti non possiamo permettere che i nostri figli e i nostri nipoti ignorino una parte di storia che ha largamente deciso la crescita economica e sociale della regione in cui viviamo. Per questo, stiamo già organizzando la proiezione di un altro film ‘delle miniere’, che si terrà a Spoleto il prossimo dicembre”. Un decisivo contributo all’associazione spoletina è giunto anche dalla studiosa di cinema Matilde Tortora che, in collaborazione con il Comune di Spoleto, ha curato una rassegna di film sul lavoro in miniera; fra gli appuntamenti da ricordare resta la partecipazione, nel dicembre 2002, del regista belga Paul Meyer, che ha presentato il suo film Déja s’en vole la fleur magre e quella dell’attore Saverio Vallone, che quest’anno ha presenziato la proiezione del film sulla vita dei minatori Il cammino della speranza, in cui il padre era stato eccellente protagonista. Solo per dare un’idea dell’importanza del lavoro in miniera, basti ricordare che in piena seconda guerra mondiale, negli anni 1943 e ’44, la miniera di Morgnano, nei pressi di Spoleto, dava lavoro a circa 8 mila dipendenti; nel dopoguerra, il numero scemò piuttosto rapidamente: quattromila, duemila, mille persone. Poi, più niente. Oggi i vecchi ex minatori ricordano alle scolaresche i divertenti soprannomi dei loro compagni di lavoro morti quasi cinquanta anni fa, intrappolati nelle viscere della terra o dilaniati da un’esplosione di gas grisù. Il loro vissuto rimane immortalato alla mostra museale Spoleto Miniere, presso il Laboratorio Scienza della Terra di San Matteo, dove sono confuse ad arte le fotografie, i filmati e gli strumenti di lavoro (caschi d’epoca, lampade ad olio, acetilene e petrolio, meccanismi di sicurezza) che si usavano per scavare i ricchi banchi di carbone e lignite.
Per non scordare l’epoca delle miniere
L'associazione "Amici delle miniere" ha ricevuto il patrocinio dell'Iftc dell'Unesco. A dicembre verrà proiettato a Spoleto un film "delle miniere"
AUTORE:
Nerica Eminovic