Per il “risorgimento” in Libia

Le prese di posizione del Papa e del Presidente della Cei di fronte alla situazione di queste ore

All’Angelus pronunciato dopo l’avvio delle operazioni militari in Libia, Benedetto XVI parla di “grande apprensione”. Assicura la sua preghiera “per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese”. Rivolge poi “un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari”. In ogni caso assicura “alla popolazione la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nordafricana”. Il punto è proprio come si possa realizzare quello che, nello spirito patriottico delle celebrazioni del 150°, il Presidente della Repubblica ha definito l’atteso “Risorgimento” dell’altra sponda del Mediterraneo. Qui, negli scenari che si possono aprire, dopo i cambiamenti in atto, sta la grande incertezza e la confusione del momento presente. Che alcuni Paesi, la Francia prima di tutto e poi la Gran Bretagna e infine gli Stati Uniti, hanno risolto proponendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, votando e poi immediatamente applicando la risoluzione 1973 che, per una curiosa coincidenza, è anche l’anno della prima crisi petrolifera, seguita alla guerra del Kippur. Si è così formata una coalizione di “volonterosi”, oggi all’opera, cui inevitabilmente partecipa anche l’Italia.Proprio la grande labilità del contesto interno della Libia e dell’intera area, rafforza, al di là dello scontato successo dei raid aerei delle prime ore, la questione di fondo sugli obiettivi e dunque gli esiti. Gli interessi petroliferi giocano indubbiamente un ruolo. Ma cruciali rimangono le questioni legate ai flussi migratori, oltre che al sempre aperto tema della possibile costruzione della democrazia nel contesto arabo, come unico quadro possibile per generare meccanismi di auto-sviluppo, quello che si evocava con la prospettiva di un piano Marshall per l’intera regione. “I diritti devono essere coniugati dentro ad ogni cultura e tradizione – ha ricordato il card. Bagnasco durante una visita pastorale nella sua diocesi di Genova -. È certo che l’umanità dovrebbe diventare sempre di più una famiglia, una comunità, dove ci si aiuta vicendevolmente nei momenti difficili”. Restano insomma molte questioni aperte. “Preghiamo come comunità cristiana affinché si illuminino le menti ed i cuori dei responsabili di questa grave situazione, che vede soffrire tanta gente”, ha detto il card. Bagnasco. E questo è un punto cruciale. Si è poi augurato che “si svolga tutto rapidamente, in modo giusto ed equo, col rispetto e la salvezza di tanta povera gente che in questo momento è sotto gravi difficoltà e sventure”.

AUTORE: Francesco Bonini