Per il Governo Statuto da rivedere

Il Consiglio regionale deciderà se modificare il testo o lasciare che giudichi la Consulta

Lo Statuto umbro è stato bocciato dal Governo. No, ci sono solo “rilievi formali” che non mettono in discussione l’impianto generale della ‘carta costituzionale regionale’. È stato un veto ‘politico’, da parte del Consiglio dei ministri, contro una regione ‘rossa’ per eccellenza, come la Toscana (anche lì c’è stato il niet governativo). Al di là delle parole, più o meno interessate da parte dei vari schieramenti politici, la decisione del Governo di fare ricorso alla Corte costituzionale contro lo Statuto umbro sulla base di alcuni articoli – in particolare quello sulla famiglia che prevedeva la tutela delle coppie di fatto – ha letteralmente gelato il mondo politico umbro. La presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, ha espresso “sconcerto e amarezza” per la decisione ricordando “la volontà del Governo, federalista a parole, di andare a uno scontro politico e ideologico”. Su un punto sembrano tutti d’accordo: il testo aveva ricevuto il sostanziale via libera del Ministro agli affari regionali, Enrico La Loggia, che ha poi votato contro l’impugnativa del decreto. La presidente della commissione statuto, Fiammetta Modena, ha parlato di “rilievi per lo più formali”, che “non toccano” l’impianto dello Statuto umbro. Secondo la Modena, le eccezioni sollevate lasciano intatto l’impianto dello Statuto “sotto il profilo dei diritti e dei principi e sotto l’aspetto istituzionale. Basti pensare che non ci sono rilievi sull’assessore supplente e che anche le osservazioni sulla commissione di garanzia sono solamente formali”. Il vero nodo è l’articolo sulla famiglia. E l’Udc, attraverso il consigliere Enrico Sebastiani auspica “un alto senso di responsabilità dell’intero Consiglio regionale per poter modificare gli articoli contestati” e in particolare quello sulla famiglia. Per il vicepresidente della commissione, Lamberto Bottini, è stata “una decisione politica preventiva” osservando che “ha prevalso una logica di scontro, di attacco alle nuove prerogative offerte alle Regioni dalla riforma del Titolo V della Costituzione tesa ad affermare una controriforma che include la devolution di Bossi”. In un dibattito svoltosi nei giorni scorsi al festival dell’Unità di Perugia, proprio sullo Statuto, il coordinatore della Margherita, Gianpiero Bocci, aveva parlato di “risultato inaspettato anche se c’era qualche timore perché il Governo non dà certezze e tratta situazioni simili in modo diverso. Ma non drammatizzerei la situazione, c’è la possibilità di evitare lo scontro tra Governo e Regione”. Diverse perplessità erano state espresse, nello stesso incontro, da Pasquale Caracciolo, a nome della consulta Ceu per i problemi sociali e il lavoro, ricordando che il “valore universale di Francesco è stato riconosciuto da tutti ma non nello statuto dell’Umbria” oltre al fatto che vanno considerati i costi della politica dopo l’approvazione della norma che prevede 6 consiglieri in più. Su questi aspetti si è detto d’accordo il segretario regionale della Cgil, Manlio Mariotti, sottolineando che se la Regione si propone come punto di riferimento per la pace “non può fare a meno di ricordare san Francesco e Aldo Capitini” e che non si può fare a meno di prendere in esame “la società di oggi, con le difficoltà di ogni famiglia, quando si stabilisce l’aumento dei consiglieri regionali”. Statuto: i punti di contrasto con la Costituzione Sono quattro le osservazioni di “illegittimità costituzionali” sollevate dal Consiglio dei ministri venerdì scorso, e mercoledì comunicate, ufficiosamente, dal Dipartimento per gli affari regionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. FamigliaL’articolo 9, comma 2, prevede che la Regione tuteli forme di convivenza oltre alla famiglia. Ma, osserva il Governo, è una competenza in materia di ordinamento civile che la regione non ha, nè può darsela con lo statuto. Inoltre l’articolo 29 della Costituzione “esclude il riconoscimento giuridico di convivenze ulteriori e diverse” dalla famiglia fondata sul matrimonio; neppure l’articolo 2 la Costituzione consente di prevedere la tutela di “generiche ed ampie forme di convivenza”. Potere legislativo”L’articolo 39, comma 2, e l’articolo 40, osserva il Governo, contrastano con il principio della separazione dei poteri tra organo legislativo ed organo esecutivo, inoltre, l’articolo 40 appare incostituzionale, perchè consente alla Giunta di disciplinare materie di competenza legislativa. IncompatibiltàDefinita all’articolo 66, comma 1 e 2 andrebbe invece stabilita “con legge regionale, nei limiti dei principi fondamentali stabiliti con legge dello Stato, e non dallo Statuto”. Garanzia statutariaLa Commissione di Garanzia statutaria prevista all’art. 82 nell’esprimere pareri sulla conformità allo Statuto delle leggi e dei regolamenti regionali successivamente alla loro approvazione “viola la competenza del Consiglio e della Giunta regionale” su leggi e regolamenti regionali. (M.R.V.)

AUTORE: Emiliano Querini