Il 27 ottobre 2011 resterà uno di quei pochi giorni che genera un sano orgoglio in chi può dire “io c’ero”. Il valore intrinseco dell’evento mi pare si possa raccogliere in due “fatti”. Il primo è quello per cui non si può fare marcia indietro rispetto a quanto va sotto l’espressione “spirito di Assisi”. Benedetto XVI, in continuità col beato Giovanni Paolo II, ha dato un segnale deciso: la strada da perseguire è questa. Ai vari profeti di sventura, come li definiva Giovanni XXIII, che paventano possibili perdite di identità, il Papa ricorda che il discepolo di Cristo ha ogni possibile parresìa (franchezza, fiducia, stabilità nel sangue del Maestro) nel dialogare con tutti e con tutti camminare verso il Vero e il Bello. Senza mai rinunciare alla filigrana che dona il valore e la misura dell’esistenza: Gesù di Nazareth, Signore e Cristo. Il secondo è legato all’affermazione per cui la ricerca della verità, della giustizia e della pace è connaturale all’esperienza religiosa, mentre i fondamentalismi – sia di carattere religioso che ateo – generanti menzogna, odio e violenza sono la negazione della stessa e non rendono omaggio all’uomo, prima ancora che a Dio. E su questo bisogna impegnarsi in un confronto serio e pacato fra le varie espressioni religiose, e fra credenti e non credenti alla ricerca della verità e della pace. Esso può e deve condurci a realizzare un vero umanesimo e, per chi ha il dono della fede, un umanesimo secondo la divina Bellezza. Accanto al valore intrinseco dell’evento vi è anche una dimensione psicologica, soggettiva e di gruppo, che non va sottaciuta: l’esperienza coinvolgente di chi si è impegnato perché l’evento potesse realizzarsi in maniera serena e proficua. Mi riferisco, in modo speciale, a quanti sono stati impegnati nella parte organizzativa assisana dell’evento. E mi riferisco a quanti si sono offerti volontariamente di dare una mano: non sono semplici aiutanti di campo, ma espressione della condivisione di un valore per cui vale la pena dare il proprio contributo. Anche questo, forse soprattutto questo, ci dice che è possibile realizzare quello che desideriamo attraverso lo “spirito di Assisi” e con la forza dello Spirito di Dio. Novantotto sono stati i volontari impegnati nell’accoglienza, 53 quelli impegnati a presidiare le strade insieme alle forze dell’ordine. A tutti un grazie non solo per il loro impegno, ma anche per la loro bella testimonianza. Per la generosità con cui si sono resi disponibili. Fare i nomi di tutti non è possibile. Mi pare più importante che essi siano conservati nell’unica memoria che nulla oblia: il cuore del Padre.
Per i volontari è stata un’esperienza coinvolgente
Assisi 2011 ha rimarcato due “fatti” ormai ineludibili per il futuro delle religioni.
AUTORE:
P. Giovanni Raia