Con questo numero La Voce chiude l’anno 2007. Portiamo in queste pagine l’augurio per il Natale e il nuovo anno insieme al messaggio per la Giornata mondiale della pace. In questo periodo si fanno bilanci sull’anno passato e le previsioni su quello che si affaccia. Si elencano i dati positivi e negativi, a seconda dei diversi punti di vista, si prende nota delle scadenze, si propongono e i traguardi da raggiungere, come sempre ed alcuni, i più distaccati e lucidi, riescono a delineare le sfide che si annunciano all’orizzonte. Non sono rosee. Noi rinunciamo a questo complesso gioco più grande di ognuno. La storia farà il suo corso e noi saremo là, chiamati a rispondere con le nostre singole e collettive responsabilità. D’altra parte quello che dovevamo dire l’abbiamo detto per 46 settimane. Possiamo segnalare in positivo la ottenuta maggioranza per la moratoria delle esecuzioni della pena capitale ottenuta all’assemblea generale dell’Onu, come segno di civiltà per il rispetto della vita umana, anche quella di Caino, presupposto di un più ampio rispetto per ogni vita, di ogni innocente e povero Abele. Ma in linea di massima non possiamo essere allegri in questo lasso di tempo. Siamo portati al pessimismo o allo scetticismo. In queste ore è giunta la notizia della morte del sesto operaio della Tyssen Krupp di Torino, quello che era andato a soccorrere i compagni. Una tragedia che purtroppo si ripete e significa che nonostante le dichiarazioni ufficiali, in concreto, c’è una svalutazione della vita nella nostra società. Vite perdute nei luoghi di lavoro, per incidenti stradali, per abuso di droga. L’Umbria in questi settori deve fare un bilancio purtroppo allarmante. A ciò si è aggiunta, qui vicino a noi, l’uccisione della studentessa inglese Meredith. Ci si è chiesti, senza una risposta, ‘perché?’ Rimane un acuto desiderio di esprimere solidarietà e interiorizzare il senso dell’esistenza. Non è tempo, pertanto, di semplici e spensierati auguri. Ci affidiamo ad una parola che illumina il Natale di speranza. L’ha posta al centro dell’attenzione del mondo, di quel mondo che vuole pensare, prima ancora che credere, Benedetto XVI: ‘Se non si riconosce che Dio si è fatto uomo, che senso ha festeggiare il Natale?’. Come fa il Natale a diventare una ‘buona notizia’? Come si potrà dire una parola sincera di augurio a coloro che sono senza Dio e senza speranza in questo mondo? Basteranno le speranze terrene a colmare il vuoto delle persone perdute? Per grazia di Dio sappiamo che Dio che ci ama, come afferma il monaco certosino cieco del film ‘Il grande silenzio’ di Philip Groning, e possiamo perciò rivolgergli una speciale preghiera. Lo disse anche un filosofo (Heidegger): ‘a meno che un Dio venga a salvarci’! ‘Chiediamo – parole del Papa- che la violenza sia vinta dalla forza dell’amore, le contrapposizioni cedano il posto alla riconciliazione, la volontà di sopraffazione si trasformi in desiderio di perdono, di giustizia e di pace’. Con questo, auspicio, vi auguriamo Buon Natale!
Per continuare a sperare
AUTORE:
Elio Bromuri