In con concomitanza con l’inizio della Quaresima (sarà pura coincidenza?) è stata approvata la famosa ‘legge Brunetta’ sulla conduzione degli uffici pubblici. L’ho letta. Mi ha coinvolto. La sostanza di quella legge ha un’importanza epocale: riusciranno a farla funzionare? Brunetta è stato direttore generale di Confindustria’ su poltrone tanto alte, nessuno (tanto meno il Nostro, anche per la’ modestia dei suoi arti inferiori) arriva per raccomandazione di un amico degli amici.A proposito di gambe che penzolano dalla sedia del relatore senza toccare il suolo, ricordo la prima volta che ascoltai una lezione del compianto Achille Ardigò; eravamo quasi tutti giovani, i presenti in sala, e quella specie di nano made in China che andò a piazzarsi sul tavolo della presidenza suscitò tra di noi ilarità assortite, risatine appena compressi: ‘Ma gliel’hanno detto che l’asilo per i figli dei terzomondiali è due isolati più avanti?’. Poi Ardigò cominciò a parlare, e le risatine cedettero il posto prima alla meraviglia, poi alla tensione intellettuale di fronte all’eccellente qualità della analisi che il grande sociologo proponeva. Con le gambe penzoloni e la vocina di un bambolotto che ha il meccanismo fonico interno logorato dall’uso. Fu così che la mia voglia di misurare gli uomini di cultura con il metro del’Uomo di Vitruvio passò per sempre. Brunetta dice cose sacrosante. Brunetta mette prima il naso, poi le mani, poi il bisturi su una piaga antica e purulenta. Ci provò a suo tempo un uomo serio; si chiamava Massimo Severo Giannini; azzardò un’ipotesi: ‘Perché non mettiamo a punto un modello che misuri la produttività dei pubblici ufficiali?’. Fu messo da parte senza nemmeno l’onore delle armi. Le reazioni critiche della Sinistra alla legge Brunetta sono state, nell’insieme, inconsulte. Pencola anche lei nel vuoto, come le gambette del Ministro. ‘br
Penzoloni
abatjour
AUTORE:
A cura di Angelo M. Fanucci