Pensionati umbri: tanti e più poveri della media

Un’analisi dei dati sulla situazione previdenziale nella nostra regione, tra specificità e problemi

Dall’analisi dei dati sulla situazione previdenziale in Umbria risulta che il totale delle pensioni (ipotizzando una pensione / un pensionato) rappresenta il 36,92% della popolazione, mentre in Italia è il 30,44%. Un dato coerente con l’alta percentuale di popolazione anziana che caratterizza l’Umbria, che si colloca per questo come seconda regione in Italia. L’importo medio dell’assegno pensionistico in Umbria risulta di 681,21 euro a fronte del dato nazionale che è di 746,52 euro. Ben il 42,17% dei pensionati umbri (139.788 sul totale di 331.413) percepiscono un assegno medio inferiore a 500 euro. In Italia il dato è ridotto al 19,72%. I pensionati umbri, cioè, risultano relativamente più poveri rispetto al complesso dei pensionati italiani. Le pensioni d’invalidità costituiscono il 10,96% del totale delle pensioni in Umbria, e l’8,14% quelle che si rapportano in Italia. La percentuale di pensionati umbri, sempre rispetto al totale dei pensionati, che godono di una pensione di reversibilità (essenzialmente vedovi/vedove che in gran parte vivono soli, considerando la corrispondenza pensione/pensionato), raggiunge il 19,58%, di poco inferiore alla percentuale che si registra per l’Italia: 20,72%. Trattasi comunque di un valore consistente che configura una categoria di soggetti a rischio di isolamento e di emarginazione sociale. Le pensioni / assegni sociali dell’Umbria rappresentano il 3,97% del totale, a fronte del 4,53% che si registra in Italia. Si tratta, per la nostra regione, di una percentuale sostanzialmente più “normale” rispetto a quella nazionale. La percentuale del 4,53% risulta infatti gravata dalle percentuali ben più consistenti che, per la stessa categoria, si riscontrano nelle regioni meridionali (10,17% in Sicilia, 11,04% in Campania, ecc.). Per quanto riguarda le pensioni d’invalidità civile, rapportate al totale delle pensioni, l’Umbria presenta valori maggiormente negativi: 18,63% rispetto al dato italiano del 15,19%. Anche in relazione alla rispettiva popolazione residente, tali pensioni rappresentano il 6,88% in Umbria contro il 4,62% in Italia. Tali pensioni configurano una categoria consistente di soggetti particolarmente fragili dal punto di vista della non autosufficienza che li caratterizza. Onde fronteggiare tale condizione, la Regione dell’Umbria, sotto la forte spinta delle organizzazioni sindacali, ed in particolare delle rispettive federazioni dei pensionati, ha approvato la legge n. 9/2008 concernente la “Istituzione del Fondo regionale per la non autosufficienza e modalità di accesso alle prestazioni”, che stenta però ad entrare a regime, anche a seguito del venir meno della prevista quota di finanziamento da parte dello Stato. Va rilevato da ultimo come si stia sviluppando in Umbria, sia da parte pubblica che da parte della Fnp-Cisl (in qualche specifico territorio, attraverso una sinergica azione del Coordinamento donne e dell’Anteas), la questione della “longevità attiva”, offrendo iniziative in grado di rispondere, almeno in parte ma concretamente, a tale obiettivo. Circa l’andamento del complesso delle pensioni in Umbria, si rileva che, a fronte di un calo della domanda di prestazioni previdenziali – che conferma un trend già presente da alcuni anni -, sono cresciute fortemente le prestazioni assistenziali (pensioni/assegni sociali e pensioni d’invalidità civile).

AUTORE: Alvaro Bucci