Il Santo Padre, per la visita che farà ad Assisi il prossimo 27 ottobre, nel venticinquesimo del grande evento voluto da Giovanni Paolo II nel 1986, ha scelto lo slogan “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Un accostamento, quello tra verità e pace, a prima vista, problematico. Si sa infatti che, tra le cause dei conflitti, ci sono talvolta verità professate con tanta forza da volerle imporre agli altri. Spesso si tratta di verità di tipo pratico, espressioni del costume, affermate come elementi di identità che si pongono in tensione con altre identità. Di qui i conflitti tra popoli limitrofi, o tra maggioranze e minoranze. La storia poi conosce guerre motivate dalle appartenenze religiose, o da ideologie aggressive di opposto segno. Perché dunque non mettere tra parentesi il tema della verità? Non sarà forse più consono alla pace un relativismo in cui non ci sia spazio per la verità, sul presupposto che una verità oggettiva, se c’è, è impossibile raggiungerla? Benedetto XVI ci invita a non cadere nella trappola sottesa a questo interrogativo. Ci induce a prendere coscienza che anche la tesi di una verità “irraggiungibile” è pericolosa per la pace. Quando infatti non c’è alcuna verità, anche la norma che vieta la violenza finisce di essere oggettiva e vincolante. Nel relativismo possono certamente esserci persone miti, che per scelta decidono di non far male a nessuno, ma può esserci anche chi, forte dell’inesistenza della verità, e dunque della norma etica, decide di assecondare i suoi istinti peggiori. E dalla violenza privata alle guerre la distanza non è molta. In una società relativista si indeboliscono o svaniscono valori e norme di cui la società ha bisogno per vivere in pace. Ben venga dunque l’invito del Papa a riflettere sul legame tra la verità e la pace. Quest’ultima è in pericolo sia quando si brandisce la verità come un’arma, sia quando regna l’apparente calma della “non verità”, dentro la quale può covare un’imprevedibile violenza che, in mancanza di una verità condivisa, sarebbe difficile arginare. Il concetto di pellegrinaggio, scelto come “taglio” del prossimo incontro interreligioso di Assisi, è forse lo snodo di questa problematica. Esso suppone l’esistenza della verità, ma esclude l’orgoglio, la presunzione e la violenza nell’affermazione di essa. Si è pellegrini della verità, quando si riconosce che l’orizzonte veritativo è sempre più vasto dello “spicchio” di verità che ciascuno è riuscito a trovare. Per noi cristiani, la verità è Dio stesso. Più che “possedere” la verità, ne siamo “posseduti”. In questo senso ci sentiamo pellegrini della verità, pur avendo certezze per le quali siamo disposti a dar la vita. E come pellegrini, ci sentiamo compagni di strada di quanti, vicino a noi e diversamente da noi, sinceramente cercano la verità. Ne nasce un atteggiamento di umiltà, di comprensione reciproca, di dialogo cordiale, che è antitesi ad ogni tentazione di violenza. Se così è, fin d’ora possiamo assaporare, nello slogan scelto dal Papa, il contributo alla pace del prossimo evento, che vedrà Benedetto XVI, gli altri leader delle religioni mondiali, e persino non credenti aperti alla prospettiva della fede, tutti, sulle orme di Francesco, pellegrini di pace.
Pellegrini della verità e della pace
Parola di vescovo
AUTORE:
Domenico Sorrentino