Dalle tenebre alla Luce: le celebrazioni di Pasqua nelle cattedrali delle Chiese umbre

Dopo le celebrazioni “contingentate” degli ultimi due anni, le Chiese umbre tornano quasi alla normalità per le celebrazioni delle veglie pasquali del Sabato santo e delle messe solenni della Domenica di Pasqua. Restano tutti gli accorgimenti e le indicazioni anti-contagio (come mascherine, sanificazione e la necessità di evitare assembramenti) ma i riti e le tradizioni pasquali tornano a essere popolate dai fedeli.

Perugia, il card. Bassetti: “È impossibile non sentire la bellezza e la gioia di questa chiamata: Cristo è risorto!”

«È per la nostra gioia che questa notte è illuminata come il giorno, mentre ci viene dato l’annuncio più grande che la storia abbia mai conosciuto: Cristo è risorto dai morti! Noi siamo quindi salvati, giustificati, redenti». Così ha esordito il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia-messaggio augurale alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve della Veglia pasquale nella Notte Santa (sabato 16 aprile), nella cattedrale di San Lorenzo. Celebrazione caratterizzata dai riti della benedizione del fuoco, dell’accensione del cero pasquale e della benedizione dell’acqua battesimale. Durante la liturgia hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana tre catecumeni di nazionalità albanese, iraniana e italiana, della parrocchia perugina di San Donato all’Elce.

Sentire la pienezza della nostra vocazione. «La notte, nella Bibbia, ha un significato negativo – ha evidenziato il presule nell’omelia –. È la tenebra, che è l’opposto di Dio. Ma è proprio da questa “notte” che sorge la “stella del mattino, quella che non vede tramonto”. Ecco perché non possiamo, in questa celebrazione pasquale, non sentire la pienezza della nostra vocazione e la stupenda meraviglia di quello che sarà il nostro destino. Noi sappiamo che Cristo è risorto. Questo è l’annuncio dell’Angelo del Sepolcro. E se Cristo è risorto non è vana la nostra predicazione»

La notte può essere trasformata in giorno. «Voi mi direte – ha proseguito il cardinale –, ma rimane nel mondo tanta tenebra, rimangono le ingiustizie, il fragore delle armi nella tormentata Ucraina e in tante parti del mondo. Gli uomini che vogliono rimanere nelle tenebre non attendono, purtroppo, “la luminosa stella del mattino”. Ma in chi questa “stella” l’aspetta, c’è tanto di potenza dello Spirito Santo, che la dilatazione del suo amore può servire alla salvezza di tutti. E allora la notte può essere trasformata in giorno».

Non temete gli ostacoli. Bassetti ha avuto parole rassicuranti nel dire: «Ci sono mille cose ogni giorno che possono farci temere, mille pensieri, mille pietre, come quella del Sepolcro, mille ragionamenti: tutti ostacoli pesanti sul cammino della nostra vita, pesanti e sordi come la pietra del Sepolcro e l’Angelo dice: “perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui, è risorto, non temete!”. La Pasqua libera il cristiano da ogni paura e gli dà la forza di annunciare al mondo intero, come ci ripete l’apostolo Paolo: “Voi siete risorti con Cristo!”».

Cristiano, riconosci la tua dignità. «Se avremo fede, lo ripeto, questa notte si trasformerà in luce e tutti potremo accorgerci che c’è stata data “novità di vita” e che siamo “luce del mondo e sale della terra”. Così poveri, ma così illuminati, così “nulla” e così riempiti di destino e di grandezza, nella vocazione cristiana. Per questo, fratelli e sorelle, mai come stanotte si può ripetere la parola del grande dottore della Chiesa, san Leone Magno: “Cristiano, riconosci la tua dignità”».

Andare ad annunciare. Bassetti ha ricordato che «a noi è nuovamente comandato di andare ad annunciare – come avvenne per le donne del Vangelo -, che Cristo è risorto. Ed è impossibile non sentire la bellezza, la gioia di questa chiamata. Lo dico soprattutto per le nostre sorelle che stanno per ricevere il Battesimo. Si sono preparate, hanno fatto un lungo cammino e lo dico anche per tutti coloro che hanno portato a termine il cammino neocatecumenale (e grazie a Dio sono tanti) e che solennemente rinnoveranno le promesse battesimali dinanzi al vescovo. Occorre comprendere che tutti, gratuitamente, abbiamo ricevuto un destino di luce, che ci spinge ad annunciare che Cristo è risorto, testimoniandolo con la vita e con le opere».

Siamo nel mondo la credibilità di Gesù. Bassetti ha poi esortato tutti i cristiani a «diventare la pasqua visibile del mondo», altrimenti, ha detto, «nel mondo non ci sarà più Pasqua. Quando i non credenti diranno: dov’è la Pasqua? Cos’è la vostra Pasqua? Quando coloro, e purtroppo sono tanti, che si sono staccati dalla Chiesa diranno: dov’è il vostro Cristo? Forse nella favola delle vostre labbra? Guai a noi se non daremo l’unica risposta che deve essere data: “Noi siamo di Cristo, o meglio, siamo “Cristo”, il suo corpo, Lui e la Chiesa… Siamo chiamati ad essere, nel mondo, la credibilità di Gesù, la testimonianza viva che Lui è veramente risorto ed ha salvato il mondo. Non basta più essere veritieri, occorre essere veraci. È grande oggi la responsabilità del cristiano, ma ancora più grande deve essere la sua gioia».

La Pasqua, costante cammino di testimonianza. «Carissimi figli di questa grande Chiesa perusino-pievese, facciamo Pasqua in questo modo. Una Pasqua che non termina con la colomba e con gli auguri di domani, che domani l’altro non ci sono più. La Pasqua sia un costante cammino di testimonianza cristiana. Dice il Vangelo di oggi, che Maria andò correndo a portare l’annuncio. Purtroppo era motivata dall’angoscia: “hanno portato via il Signore!”. Che la nostra corsa – ha auspicato il cardinale Bassetti – sia, invece, motivata dalla gioia».

Terni, mons. Soddu: “Il sepolcro di Cristo sia per noi il luogo di incontro per un mondo rinnovato”

Celebrata la veglia pasquale nella Cattedrale di Terni con la suggestiva liturgia, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, iniziata sul sagrato della chiesa con la benedizione del fuoco nuovo e con l’accensione del cero pasquale, portato in processione lungo la navata centrale della cattedrale al canto del Lumen Christi.

È seguita la liturgia della parola con le letture dell’Antico Testamento e del Vangelo e quindi la liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua del fonte battesimale, il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea. Con l’acqua del fonte battesimale sono stati battezzati tre adulti che hanno ricevuto anche il sacramento dell’Eucarestia e il sacramento della Confermazione insieme ad altri sette adulti di alcune parrocchie di Terni.

«È un momento carico di emozione quello che viviamo, il punto più alto della nostra vita cristiana e ecclesiale – ha detto il vescovo nell’omelia -. Incontrare il Signore risorto, questa realtà fondamentale della nostra fede è per l’umanità intera il dono essenziale in forza del quale, liberati dal peccato, abbiamo l’opportunità di vivere in Cristo Gesù come figli di Dio, di vivere cioè la stessa dimensione divina. Tutto ciò avviene e si realizza non dentro gli orizzonti di un mondo immaginario, fantasioso che non esiste, tutt’altro! Abbiamo la possibilità di vivere tutto questo dentro il nostro mondo e in questo nostro tempo da persone nuove. In tal modo abbiamo la straordinaria opportunità di testimoniare questa novità, vivendo secondo il Vangelo, rinnovando noi stessi e di conseguenza il mondo entro cui siamo chiamati a vivere».

«Cristo ha vinto la morte! Egli ha vinto le nostre morti: quelle dell’egoismo, della prevaricazione, dell’orgoglio, dell’odio, della paura, della confusione, della droga, della non accoglienza, delle guerre. E vincendo la morte ha dato al mondo la pace. Davanti alle notizie che quotidianamente ci giungono a mezzo degli organi di informazione e di comunicazione sociale siamo messi di fronte a una storia che dice tutto il contrario: ciò che vince è la morte, l’inimicizia, l’odio; e ciò che regna non è la pace quanto piuttosto la guerra, la distruzione e quindi il peccato. Dovremmo riflettere sempre di più sull’accostamento, anzi sulla relazione intrinseca che lega questo binomio: guerra/distruzione e peccato; compreso tutto ciò che vi sta alla base e da cui si originano. Pertanto, senza andare molto lontano, dobbiamo avere consapevolezza che anche nella nostra Italia come anche nelle nostre città e borghi emergono, più o meno prepotentemente ma con assoluta chiarezza, dei segni contradditori rispetto a questo giorno di Pasqua».

La storia della Bibbia viene riscritta nelle distruzioni dell’oggi. «Davanti a tutto questo molti si chiedono dove sia Dio, se il mistero Pasquale del Signore Gesù sia vero, sia reale; se la Pasqua oggi abbia significato. Davanti alle atrocità di ieri, di oggi e di sempre sembra che di tanto in tanto venga riscritta quella storia presente nella Bibbia fin dai primissimi capitoli, cioè da una parte il progetto bello, creatore di Dio e dall’altra il progetto distruttivo che gli va contro. Le prime pagine del libro della Genesi questo mettono in risalto. Ed è quanto ancora oggi si ripete. Quanto, nonostante le lezioni della storia, l’umanità con le sue egoistiche ambizioni cerca di annullare i progetti di bene, di uccidere i propri simili, di dire il falso, di rovinare la creazione? Quanto ancora oggi si ripetono quelle dinamiche dei racconti biblici, in cui la presunzione umana annienta il proprio simile per occupare il posto stesso di Dio? Quanto soprattutto in questi giorni soffriamo e trepidanti poniamo anche dei seri dubbi sulla stessa sopravvivenza dell’umanità? Davanti a questi interrogativi dobbiamo sempre più avere la consapevolezza che se l’umanità ha la capacità di dare ancora potere alla morte, questo avviene perché in una maniera o nell’altra più o meno consapevolmente, dà sfogo alla potenza distruttiva del peccato, il quale è l’alimento principale della morte. E lo alimenta, lo sappiamo, a partire da cose che all’inizio possono sembrare innocue: i pensieri, le parole, le omissioni e qualche opera. Davanti a tutto ciò oggi più che mai ci si nasconde dietro a giustificazioni apparentemente neutre evidenziate dalla tipica espressione: “ma che male c’è?”

Le piaghe del signore nei corpi delle vittime della violenza. Davanti a questa pagina terribile della nostra storia, si pone in controluce la storia del Figlio di Dio incarnato, Gesù Cristo, il quale anche per questa nostra attualità ha dato la sua vita, ha vinto la morte e risorgendo ha inaugurato l’era nuova del mondo in cui la morte non ha più potere. Nei corpi martoriati e vilipesi dei fratelli e delle sorelle mostratici dai mezzi di comunicazione sociale, sono presenti le piaghe del Signore. In quei corpi a cui la malvagità umana ha addirittura negato il sepolcro, così in Ucraina, come in Africa e in altre parti del mondo; come avviene anche in Italia nelle persone maltrattate nelle case di accoglienza per anziani o nelle scuole materne, o fatti a pezzi e buttati nei fiumi o nelle discariche, nei continui fatti di cronaca, che riportano il perpetrarsi di violenze domestiche o abusi sui minori o sulle persone fragili, emerge ancora e soltanto il sepolcro quale luogo di morte e di dissoluzione.

La salvezza di Cristo e l’impegno verso i fratelli. Il giorno di Pasqua, il sepolcro di Cristo è anche il luogo da cui si dipana e prende slancio il messaggio della Risurrezione. Sia anche per noi il luogo da cui il nostro pensiero e il nostro impegno nei confronti dei fratelli e sorelle sofferenti non si deve mai staccare; diventi quindi anche per noi il luogo di incontro per un mondo rinnovato, all’insegna della Pasqua. Egli il Signore, insieme alle vittime di ogni violenza umana invoca ancora la pace. Pace per noi, pace per il mondo intero.

Sì, lo so, non è semplice, non è per niente facile chiamare in causa la pace quando si è aggrediti ingiustamente… Ma mi chiedo se sia meno complicato invocare la pace quando gli squilibri tra stati, nazioni e persone generano vergognose diseguaglianze e povertà che, sempre per egoismo di parte, non vengono fatte emergere o peggio ancora vengono nascoste o sottaciute? Per tutti questi interrogativi Dio ha pensato e realizzato una nuova creazione tramite il dono del proprio Figlio il quale nella sua carne, nella quale era presente la nostra umanità, ha fatto morire il suo corpo e quindi nel suo corpo il peccato del mondo. Il Signore risorto era, è e rimane la pietra fondamentale per la costruzione di un nuovo ordine delle cose e del mondo. Ogni qualvolta noi costruttori non lo prendiamo in debita considerazione o ce ne dimentichiamo preferendo altro materiale, tutto ciò che tentiamo di edificare, non avendo salde fondamenta, si ritorce inesorabilmente contro di noi. La Pasqua è questo regalo, questa Grazia. Spetta a noi accoglierlo come dono ed esserne capaci di donarcelo scambievolmente».

Nella mattina di Pasqua il vescovo ha celebrato la solenne messa nella concattedrale di Narni.

Spoleto, l’arcivescovo Boccardo: “Impotenti, offesi e umiliati di fronte alla guerra”

La sera di sabato 16 aprile 2022 nella basilica cattedrale di Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto la Veglia pasquale, concelebrata dai parroci della città e animata dal coro della pievania di Santa Maria.

Per antichissima tradizione è “la notte di veglia in onore dei Signore” (Es 12, 42), giustamente definita “la veglia madre di tutte le veglie2 (S. Agostino). Questa solenne celebrazione è stata caratterizzata da quattro momenti salienti. La liturgia della luce: il mondo della tenebra è attraversato dalla Luce, il Cristo risorto, in cui Dio ha realizzato in modo definitivo il suo progetto di salvezza. In lui, primogenito di coloro che risorgono dai morti (Col 1, 18), si illumina il destino dell’uomo e la sua identità di “immagine e somiglianza di Dio” (Gn 1, 26-27). La liturgia della parola: le 7 letture dell’Antico Testamento sono un compendio della storia della salvezza. Nella consapevolezza che la Pasqua di Cristo tutto adempie e ricapitola, la Chiesa medita ciò che Dio ha operato nella storia. La liturgia battesimale: il popolo chiamato da Dio a libertà deve passare attraverso un’acqua che distrugge e rigenera. Con coloro che ricevono il battesimo, tutta la Chiesa fa memoria del suo passaggio pasquale, e rinnova nelle promesse battesimali la propria fedeltà al dono ricevuto e agli impegni assunti in un continuo processo di rinnovamento, di conversione e di rinascita. La liturgia eucaristica: il popolo cristiano, rigenerato nel battesimo per la potenza dello Spirito, è ammesso al convito pasquale che corona la nuova condizione di libertà e riconciliazione. Partecipando al corpo e al sangue del Signore, la Chiesa offre se stessa in sacrificio spirituale per essere sempre più inserita nella Pasqua di Cristo. L’Arcivescovo ha conferito i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia a tre donne adulte.

Nell’omelia della Veglia, mons. Boccardo ha detto che «la risurrezione di Cristo rigenera la nostra libertà, guarisce le sue illusioni, le assegna mete autentiche e costruttive. Ci dispone a collaborare con l’amore di Dio che dà la vita ad ogni creatura, nell’attesa umile ed operosa di quella risurrezione di tutto l’essere umano e di tutto l’universo che avrà il suo pieno compimento e la sua luminosa manifestazione quando e come il Padre vorrà».

Il giorno di Pasqua. Il pensiero del Vescovo alla guerra in Ucraina e ai profughi accolti dalla Caritas. La mattina di Pasqua mons. Boccardo ha celebrato due Messe: una a S. Lorenzo di Trevi per la riapertura della chiesa restaurata dopo il terremoto del 2016 e quella solenne in Cattedrale a Spoleto. Nell’omelia il Presule ha fatto riferimento alla guerra in Ucraina: «Restiamo impotenti, offesi e umiliati di fronte a questa guerra sacrilega e fratricida che non solo aggredisce, ma nega e viola la persona e costituisce il fallimento dell’umanità». Poi l’invito di mons. Boccardo ai numerosi presenti a fare ognuno la propria parte per la pace: «Se è vero – ha detto – che le sorti dei popoli sono prevalentemente in mano dei cosiddetti potenti, non è vero che io non posso fare nulla per costruire la pace. Posso iniziare vigilando su me stesso, estirpando dal mio cuore pensieri e sentimenti di violenza e di guerra, desideri di sopraffazione e di vendetta, imparando a guardare fuori di me, diffondendo semi e gesti concreti di pace e di giustizia, contribuendo fin da casa mia ad edificare una nuova civiltà in cui l’armonia, il rispetto, il dialogo e la conciliazione siano vissuti quotidianamente. E poi posso pregare: la preghiera è anche una protesta per la violenza del conflitto, ma soprattutto è la richiesta al Signore della storia che ci dia il grande dono della pace».

Lo speciale augurio del Vescovo agli ucraini accolti dalla Caritas. «Un augurio particolare – ha detto mons. Boccardo – lo rivolgo ai circa duecento profughi dall’Ucraina, specialmente mamme e bambini, accolti sul nostro territorio con il coordinamento della Caritas diocesana, e vorrei che il mio personale ringraziamento giungesse a tutti coloro che, in modi diversi, si sono fatti strumento di accoglienza e solidarietà mettendo a disposizione le proprie case, le proprie competenze, il proprio tempo, il proprio cuore». Alla celebrazione era presente il vice sindaco di Spoleto, Stefano Lisci.

Gubbio, mons. Paolucci Bedini: “Possiamo fidarci di quell’amore che ha vinto la morte”

Nella cattedrale dei santi Mariano e Giacomo, la Chiesa eugubina si ritrova intorno al vescovo Luciano per la celebrazione della Veglia pasquale, con i momenti liturgici consueti: il lucernario iniziale, la liturgia della Parola, il rinnovo delle promesse battesimali e la mensa eucaristica. Ecco nel video l’omelia del vescovo della diocesi eugubina, mons. Paolucci Bedini…

 

a cura di Riccardo Liguori, Elisabetta Lomoro, Francesco Panti, Francesco Carlini, Daniele Morini