Di solito si dice ‘missione’ e si pensa ‘poveri’. Intendendo per poveri coloro che non hanno casa nè cibo nè vestiti. La storia di don Alviero Buco ci porta in un paese che è il simbolo del benessere e del welfare state più garantista. È partito nel gennaio del 1987 ed ogni anno ritorna a Perugia, in estate, per una pausa di sole e di spiritualità. In questi giorni è andato a Camaldoli. Secondo lo stile del Cammino Neocatecumenale espresse la sua disponibilità per la missione comunitaria, da condividere con alcune famiglie, in un incontro nazionale. In quegli anni famiglie delle Comunità del Cammino partivano per vivere nei paesi più secolarizzati con il compito di portare una presenza, una testimonianza di ‘chiesa domestica’. La meta era scelta in collaborazione con il Pontificio consiglio Pro laici. Don Alviero dovette aspettare un po’, finchè il suo vescovo, mons. Cesare Pagani, non gli concesse di partire e scrisse ‘una bellissima lettera’ – ricorda – per il vescovo di Svezia. Quando arrivò nel freddo paese del Nord fu accompagnato nella sua casa a MalmÈ. Al piano superiore c’era la cappella, ovvero la chiesa della parrocchia. Vi celebrò la messa il mattino dopo, in svedese, con una decina di persone di diversa nazionalità. Oggi don Alviero è parroco di una zona di 60.000 abitanti. I cattolici sono tutti immigrati, di prima o seconda generazione: stranieri delle ambasciate e immigrati per lavoro polacchi, croati, latinoamericani e italiani. Con altri due preti serve la zona del sud del paese dove vivono circa 4.000 italiani più gli immigrati di seconda o terza generazione. Oggi alla messa domenicale assistono circa 70 persone e la celebra nella nuova chiesa costruita con l’aiuto delle comunità italiane del Cammino. È andata sulle prime pagine dei giornali e la televisione le ha dedicato servizi. La chiesa parrocchiale di Trelleborg attira anche i curiosi, è un evento culturale e sociale oltre che per la comunità cattolica. Iniziati i lavori nel giugno del 2001 è stata inaugurata, con una cerimonia ecumenica e la presenza delle autorità, nell’aprile 2002. È ricca di simbolismo nella sua architettura e nelle pareti affrescate di di icone su fondo oro, con colori che riscaldano il cuore. Colpisce anche il fonte battesimale, una vasca scavata al centro della chiesa a forma di croce, che consente anche agli adulti il rito per immersione. In questi anni ha celebrato battesimi, anche di adulti, tra cui due ragazze musulmane ammesse dopo cinque anni di preparazione. La missione di don Alviero è caratterizzata dall’ecumenismo. La Svezia, infatti, è un paese luterano in cui, fino al 2000 la Chiesa luterana e le altre ‘Chiese libere’ erano sostenute dallo Stato. Oggi possono contare solo sulle offerte dei fedeli e sui loro beni. ‘Una scelta coraggiosa’ commenta don Alviero, ricordando che la frequenza alla celebrazione domenicale è più bassa che nelle chiese cattoliche. È il frutto della secolarizzazione che ha portato ad una grande povertà spirituale che si riflette anche nei Pastori, ad una grande solitudine umana. L’attività ecumenica è intensa, fatta di contatti quotidiani e di incontri ormai tradizionali: una volta l’anno si scambiano l’ambone (un prete cattolico predica in una chiesa luterana e viceversa) ogni anno tre o quattro incontri di preghiera preparati insieme, circa otto volte l’anno incontri comuni di spiritualità e formazione per pastori e collaboratori. C’è da vincere un muro di diffidenza quando non di ostilità ereditato da tre secoli di esclusione dei cattolici, cacciati dopo la riforma protestante, riammessi agli inizi dell’ottocento per la cura degli stranieri delle ambasciate. Nella missione di don Alviero non ci sono opere sociali. A quelle pensa lo Stato. Il tempo lo consuma in auto, per raggiungere le famiglie e gli ammalati (non solo cattolici) sparsi nel sud della Svezia, e per tradurre documenti della Chiesa (a parte le encicliche che arrivano già tradotte). ‘In questo Paese – commenta don Alviero – si vede chiaramente quanto è necessaria l’iniziazione cristiana, ovvero ripartire dal nucleo della fede e dell’annuncio della morte e resurrezione di Gesù’. Le famiglie che partirono con lui vivono ancora in Svezia, la loro nuova patria, e ‘sono un punto di riferimento per le altre famiglie della zona’. I figli, cresciuti, ‘sono un fermento nelle scuole’. E tra gli immigrati, confessa don Alviero, si aprono mondi di insospettata ricchezza, ad esempio tra gli zingari, ora sedentari, di tradizione cattolici. ‘Ad un funerale c’erano 200 persone’. Una folla impensabile nelle chiese svedesi! Anche la Comunità del Cammino è specchio della Svezia: su 22 persone si contano 12 nazionalità diverse. Questa è la missione di don Alviero: annunciare il Cristo morto e Risorto per noi!
Parroco in Svezia annuncio il Cristo
In missione nel mondo Don Alviero Buco, vive da 17 anni in uno dei paesi più secolarizzati d'Europa. La sua scelta di 'missione comunitaria'
AUTORE:
Maria Rita Valli