‘Pane in Comune’

Dal 24 al 26 giugno Corciano ospiterà una tre-giorni dedicata al pane con dimostrazioni di tecniche di lavorazione, degustazioni guidate, una mostra dei pani tipici regionali, spettacoli teatrali e c

Un’iniziativa per valorizzare la tradizione panificatoria artigianale e gli antichi sapori. Il comune di Corciano ospiterà, il 24, 25 e 26 giugno all’interno del borgo medievale, la manifestazione Il Pane in Comune. Una tre-giorni densa di appuntamenti, con dimostrazioni di tecniche di lavorazione a cura dei panificatori locali, degustazioni guidate, una mostra dei pani tipici regionali, spettacoli teatrali e convegni, a tema. Un evento organizzato da Confartigianato panificatori, associazione Gusti dell’Umbria, Molini popolari riuniti, Slow food. ‘Corciano, insieme ad altri centri della penisola, fa parte dell’associazione ‘Città del Pane’- spiega il vicesindaco, Ambra Marconi- che, attraverso manifestazioni e materiale documentario, mira a promuovere, l’identità culturale, turistica e produttiva di zone, che si caratterizzano per la presenza di tipologie specifiche di pane’. La panificazione, in Umbria, è un rito antico, pieno di simbolismi e significati. ‘Si utilizzava – prosegue il vice-sindaco – poco sale, farina, acqua. L’impasto veniva fatto con la massa lievitata del giorno prima, dopo due lievitazioni, il pane era poi cotto nel forno a legna. La forma tipica umbra è il ‘filone’. Una singolare azione di protesta della città di Perugia (al tempo l’Umbria era parte dello Stato Pontificio) nei confronti dell’imposta sul sale, sarebbe all’origine di questo pane, cosidetto ‘sciapo’. Nel 1540 papa Paolo III stabilì l’aumento di tre quattrini per libbra sul prezzo del sale. La popolazione limitò allora il suo consumo e la porzione di sale impiegato nell’impasto’. L’iniziativa ‘Pane in Comune’, sarà seguita da alcuni seminari, nel mese di luglio, aventi per tema, il rapporto simbiotico tra pane e sacralità. ‘Già nel mondo greco, il pane veniva offerto, ,in rituali propiziatori, a Demetra, dea delle messi. – spiega Paolo Baronti, dell’Università dei sapori-. Il cristianesimo poi, con l’Eucarestia, conferiva all’alimento ulteriore valore sacrale. In origine, per panificare, si usavano miglio e ghiande: i semi venivano abbrustoliti su pietre caldissime, poi coperte da un vaso di terracotta: il primo rudimentale forno. Il pane era fondamentale anche nel mondo contadino, ogni casa aveva un forno a legna e una ‘madia’, e si preparavano circa 20 pani alla settimana. La superficie del pane, veniva incisa con una croce. Esistevano anche i ‘pani devozionali’: nella zona del Trasimeno, per la festa di San Nicola da Bari, il 6 dicembre, i pescatori consumano una pagnottella rotonda con l’effigie del Santo, chiedendo pesca abbondante. A Norcia, presso il monastero di Sant’Antonio, il 17 gennaio, si producevano collane di ciambelle dolci, messe al collo di fedeli e animali. A San Vito, vicino Orvieto, per la festa del Patrono, il 15 giugno, nel monastero di Vallegloria, si preparavano gallette con l’immagine del Santo, a protezione dall’idrofobia’. Esistono poi anche altre ricette particolari, con varianti nell’impasto del pane: torta al testo fatta con acqua, farina e strutto; pan Caciato di Assisi, con noci e formaggio; brustengolo del trasimeno, con farina di mais, uvetta, pinoli, noci, nocciole, mele a fettine; arvoltolo, con pane lievitato tagliato a fette, fritto in olio di oliva, poi condito con zucchero.

AUTORE: Tecla Bolognini