Paglia: ‘È necessaria ora più che mai una sapiente mediazione’ Ast: siamo alla cassa integrazione

La richiesta della TK è rivolta ai 380 dipendenti del magnetico: partirà dal 7 febbraio per due anni.

La mobilitazione a difesa dell’Acciai Speciali Terni non ha salvato il ‘magnetico’, la cui chiusura è stata decisa dal comitato di sorveglianza della ThyssenKrupp, mentre la strada si fa sempre più in salita per le acciaierie ternane. Non sono bastati contatti, incontri, stesura di nuovi piani, mediazione del Governo con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, per raggiungere un accordo. Un ruolo non secondario in questo crocevia di incontri lo ha assunto l’episcopio ternano. ‘In effetti sembrava che qualche spiraglio per un accordo si fosse aperto ‘ afferma il vescovo della diocesi mons. Vincenzo Paglia ‘ Dai contatti avuti alcuni passi in avanti, seppur timidi, erano stati fatti verso una convergenza di proposte’. Invece poi la rottura delle trattative a palazzo Chigi ripropone il nodo centrale della vicenda sul futuro del polo siderurgico ternano, per il quale l’azienda non avrebbe dato idonee e sufficienti garanzie per un reale sviluppo, in particolare dell’inossidabile, ritenuto il ‘core business’ per la multinazionale tedesca. Ma è sotto il profilo dell’occupazione che la situazione è più critica anche dopo l’annuncio da parte della Thyssen Krupp di chiedere la Cassa integrazione di zero ore a partire dal 7 febbraio prossimo e per due anni per i 380 dipendenti del reparto magnetico. Rimangono ancora da definire tutte le problematiche delle controllate (Tubificio e società delle Fucine) e degli impegni della Thyssen Krupp in queste aziende, escludendone l’abbandono e mantenendone le caratteristiche di siti produttivi integrati; l’impegno ad incrementare investimenti nel tempo e i livelli occupazionali del sito ternano. Questioni che rimbalzano da un tavolo all’altro e da una riunione all’altra, senza una definizione definitiva. E la delusione serpeggia sempre più all’interno della fabbrica e in città. Preoccupazione espressa anche dal segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini, che però pone l’accento sulla necessità di ricucire lo strappo: ‘Bisognava fare l’accordo, perché era assai meglio di quello che ora si rischia per il sito di Terni. Ci troviamo di fronte una situazione anomala. E credo – aggiunge – che nei prossimi giorni dovremo cercare di recuperare’. ‘È necessaria, ora più che mai ‘ sostiene il Vescovo ‘ una sapiente mediazione. La bozza oggetto d’accordo può apparire una via stretta e ardua, ma anche l’unica che attulmente abbiamo per giungere ad un accordo realistico che garantisca il futuro sia agli operai che alla stessa azienda’.

AUTORE: Elisabetta Lomoro