Hanno detto, scherzando, che il grande successo dello sceneggiato televisivo su Padre Pio sia stato l’ultimo miracolo del cappuccino beato e presto santo. In verità (anche questo è stato ampiamente detto), ogni volta che padre Pio è stato “trattato” in televisione, ha bucato lo schermo ed ha interessato milioni di persone. Ci si chiede qual è il segreto di ciò: i miracoli, la povertà e semplicità, il profumo della santità, la partecipazione alla sofferenza della gente, la schiettezza di carattere, la lontananza dal potere ecclesiastico, di cui per un periodo è stato anche vittima. In padre Pio la massa della gente, povera o ricca, peccatrice o santa, ci si sente identificata e prova per il frate delle stimmate un desiderio di comunione. Un aspetto ci pare interessante è quello messo in evidenza dall’attore Banfi, quando ha messo insieme il padre naturale e Padre Pio: io mi rivolgo a mio padre e a Padre Pio e mi sento da loro protetto, ha detto. Nei due giorni in cui si trasmetteva il filmato, in un letto di ospedale concludeva in solitudine la sua esistenza, colpito da Aids, un giovane straniero, venuto da lontano in cerca di libertà. Ha voluto vivere la sua vita, senza i limiti posti dall’autorità paterna e familiare, portandosi dietro un sentimento di affetto nostalgico per la nonna. Non ha avuto resistenze e difese tali da rendersi capace di sfuggire alle lusinghe di un’esistenza facile e pericolosa. Una storia non particolarmente diversa da quella di molti altri che si perdono per strada e non ritrovano la via della casa paterna, neppure quando sono ridotti allo stremo delle forze ed hanno perduto ogni speranza di vita felice. Il fascino di padre Pio forse per molti è legato a questa carenza di paternità, propria della nostra cultura che ha operato l’eliminazione della figura paterna. Questo è anche il segreto della popolarità di Giovanni Paolo II, vecchio, e sofferente, ma anche forte e imperioso nell’affermazione dei principi di fede. Bontà e misericordia insieme a rigore e rimprovero. Umiltà e semplicità, partecipazione al dolore ed anche ammonizione imperiosa e talvolta minacciosa. Al medico che gli dice “io non credo in Dio”, Pio risponde deciso e sicuro “Dio crede in te”. Mi sembra pertanto che il fenomeno di padre Pio risponda a questa esigenza di avere a portata di mano un padre che sia nello stesso tempo forte tanto da fare miracoli e misericordioso da compiangere e condividere la sofferenza fisica e morale. Per questo la Casa sollievo della sofferenza diventa nelle aspettative di padre Pio e nell’immaginario collettivo una casa, una vera casa nella quale si possa trovare un sollievo alla sofferenza umana. Ma ogni casa paterna e materna dovrebbe suscitare tale speranza, non ponendo il proprio compito sulle spalle di un padre mistico e simbolico come padre Pio o Giovanni XXIII o personaggi simili che la Provvidenza pone sul cammino della storia cristiana. Se ciò non avviene nella realtà quotidiana delle case reali degli uomini, divenute accoglienti, calde, rassicuranti e protettive, saranno sempre più numerosi i figli prodighi che andranno per le strade del mondo in cerca di non si sa che cosa senza avere la nostalgia di un padre e di una madre e incapaci di riprendere la via di casa.
Padre Pio e il figliol prodigo
AUTORE:
Elio Bromuri