Le apparizioni del Risorto alla Maddalena e ai discepoli, riferite dai Vangeli, hanno anzitutto il valore della conferma storica della risurrezione di Gesù. Attestano che Gesù di Nazareth, il Crocifisso, è vivo. “Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho” (Lc 24,39). A Tommaso dice: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco” (Gv 20,27). E tuttavia è vivo diversamente: nello Spirito. Non ha più i limiti dello spazio e del tempo. È presso il Padre ad intercedere per noi e cammina invisibilmente, ma realmente, con ogni uomo. Chi ha un minimo di attenzione e di disponibilità può intercettare la Sua dolcissima, inconfondibile presenza, carica d’amore. “Io Gesù di Nazareth, dopo aver vissuto la tua esperienza umana nella forma più umile, facendo del bene a tutti, arso da un amore incontenibile, sono salito sulla croce. Il terzo giorno sono risorto da morte. Ed ora sono qui con te, anzi dentro di te… se mi apri la porta del tuo cuore”. Per cui il riscontro della verità della Risurrezione è non solo storico, ma soprattutto nella fede ecclesiale (la Chiesa non sarebbe durata tanto, anzi non sarebbe nata) e personale. Ognuno può verificarla: negli effetti positivi (se l’accogliamo), negativi (se la neghiamo). Essere cristiani significa essere uomini che accettano di “vedere”, incontrare, accogliere il Cristo nella propria esistenza. Dal momento che accetto di riconoscere la Sua presenza faccio esperienza della Sua e della mia risurrezione. Mi ritrovo vivo di vita nuova come la sua: una vita pervasa dalla luce del suo amore. Se Cristo non fosse risorto, oppure fosse risorto ma io no, vana è la fede. Lui ripete ad ogni uomo: “Sono vivo di una vita piena e sono pronto a donartela. Il mio Spirito è pronto ad abitare il tuo cuore, la tua storia, tutta la tua persona: spirito, anima e corpo; pensieri, affetti, comportamenti; relazioni e progetti… per immetterci quel senso pieno e compiuto che stai cercando e da solo non puoi realizzare. Sono con te e in te, come io sono una cosa sola col Padre. Ad una condizione: che tu segua l’unica strada, quella tracciata da me, riportata dal Vangelo. Per risorgere con me bisogna – non è una necessità, è il percorso garantito dal Padre che tu puoi liberamente scegliere: cf Lc 24,26 – morire all’egoismo, rinnegare se stessi e prendere la croce come ho fatto io, con coraggio, aiutato da me”. D’altro canto abbiamo la controprova in negativo: una vita senza Pasqua resta decisamente piatta, sul piano solo orizzontale, chiusa in fondo nella tristezza di ciò che non sazia la nostra fame d’infinito. E cosa possiamo raccontarci nei momenti di sofferenza amara, senza uscite, disperata? La Pasqua non è una festa, tanto meno un rito o una vacanza che non cambia la vita. È aprire le porte al Risorto che ci dona il suo Spirito e ci mette fin da subito in contatto con Lui vivo. Nella misura in cui avverto questa vita nuova posso gridare al mondo: “Cristo è veramente risorto, l’ho incontrato anch’io, è anche con me! Già partecipo della sua vittoria sul male e sulla morte, già comincio a intravedere anch’io i cieli nuovi e la terra nuova”. Nella certezza che lo Spirito, in modo misterioso, offre ad ogni uomo la possibilità di questo “contatto” con la Pasqua di Gesù per vivere realmente nella luce del suo amore (cf GS, n. 22). È questo il significato della gioia e della pace sperimentata da coloro che hanno incontrato il Risorto: come Signore e amico (Maddalena), come compagno di strada (discepoli di Emmaus), come colui che ci invita alla sua cena, dopo aver fatto fare una pesca straordinaria (Pietro e altri sette discepoli), come colui che risponde ai nostri dubbi (Tommaso) e apre le nostre menti all’intelligenza delle Scritture… come Amore misericordioso. “Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano” (Sal 139,5).
“Ora vivo per sempre”
Parola di vescovo
AUTORE:
† Domenico Cancian f.a.m.