Da vecchi motociclisti rischiamo di spendere qualche parola in più. Ma nessuno ce ne vorrà, perché la moto si è rivelata ancora una volta, in maniera indiscutibile un grande motivo di aggregazione. Solamente può comprenderci chi, nella mattinata di domenica 8 luglio, si è preso la briga di portarsi sulla piazza del Duomo e si è concesso alla insolita sorpresa di vedersi davanti agli occhi una folla variopinta di 250 sfavillanti motociclette con conduttori a fianco, di ogni marca e di ogni età a partire dal lontano 1932 fino ad oggi, tra le quali ovviamente il posto d’onore andava alla rappresentanza della prestigiosa moto Guzzi con i suoi ben 140 esemplari schierati in campo. Hanno atteso il momento della benedizione, impartita loro da un sacerdote dallo spalto, sotto la possente e solenne facciata del Duomo, e poi, con Dio, con rituale solennità fatto il giro della città, e con tanto di mascotte in testa, un minuscolo motociclista in erba, si son proiettati sul tappeto d’asfalto già caldo incontro alla natura, all’abbraccio dei campi, dei boschi, dei vigneti e degli oliveti particolarmente felici nelle zone del tracciato, con il favore di un cielo vibrante e di un vento sapido di sapori. I primi onori di casa li ha offerti Baschi, dove la Pro loco si è fatta letteralmente in quattro per distribuire squisiti dolcetti e rustici pure, innaffiati con l’ottimo del posto, non secondo a nessuno. Poi il serpentone rombante di circa due km ha aggredito le alture, inerpicandosi viepiù ad ogni svolta, ed ha toccato così Montecchio e Cerreto per poi precipitare verso il lago di Corbara, sorpassandone lo specchio sfavillante senza tanto disagio, mercé la gentile concessione dell’Ellettrogen. E poi ancora un’ altra più decisiva impennata verso il massiccio del Peglia, con fermate programmate, dove volano bicchieri e biscotti in montante allegria, bontà della gente di campagna dal cuore d’oro, a bordo delle siepi o magari nel fresco invitante di centenarie grotte, nell’ora che si faceva più scottante. Merito anche dell’organizzazione che ha saputo coinvolgere uomini e cose in una girandola di trovate. Il tocco era passato da un pezzo, quando il serpentone, sempre rombante e ancora non sazio, usciva dalla breve valle del Chiani, ritrovato nelle vicinanze con la confluenza del Paglia, alla mossa del Palio, e si accingeva a valicare l’ultima rampa in vista di Morrano, dove i guerrieri della moto erano finalmente attesi per il fiero pasto. Che a dire il vero, non è stato né scarso né privo di fantasia culinaria: fatto sta che al rombo dei motori è subentrato quasi subito quello dell’appetito, che, a detta di tutti, si rivela sempre il miglior condimento. E’ qui, che soprattutto è riemerso il valore morale del riuscito incontro, trofei ed attestati di riconoscimento ai meritevoli e, “dulcis in fundo”, il gesto di beneficenza, che sempre ha distinto il sodalizio dell’Agic. Il quarto trofeo è andato al gruppo dei colli Sabini, il più numeroso con ben 18 presenze; una coppa pure al gruppo Tarquini di Terni con 12 rappresentanti; ad altri gruppi di minore entità anche sono andati riconoscimenti vari; è stato premiato il primo iscritto al motoraduno, un motociclista da Forlì; un premio è stato riservato al più anziano, 78 anni, ed uno al più giovane, anni 19; ed anche la moto come moto ha avuto il suo momento di gloria, specie la moto Guzzi, della quale è stata citata la più vecchia, presene, classe 1932, e delle altre marche, una del 1934. Inoltre, sempre nel miglior spirito dell’intrapresa, una menzione particolarmente di onore è stata riservata, tra i presenti, ad un conduttore portatore di handicap e, perché no? al piccolo Cristian, la mascotte pilota in erba di una minimoto. A tutti, con gentile pensiero, l’organizzazione, quale segno di ricordo e di riconoscenza, ha voluto offrire una confezione di vino di Orvieto ed una medaglia commemorativa con tanto di effigie del Duomo e copia di una lettera di ringraziamento che il Telefono Azzurro Rosa ha mandato in occasione dell’erogazione di un contributo da parte del sodalizio orvietano. Lettera che riportiamo qui, appresso. Non c’è che dire: è stata quella dell’8 luglio una domenica straordinaria, che si è impressa a forti caratteri nel cuore e nell’animo dei così detti centauri, che tali non sono unicamente perché sanno unire al loro mezzo motorizzato quello spirito di umanità e di socialità che la società e la materialità degli strumenti usati, rischia talvolta miseramente di uccidere o sopraffare. Il Telefono Azzurro Rosa ha così risposto a Scarponi, presidente Agci Orvieto: Brescia, 02/06/00. – “In un momento come quello attuale, quando molti si riempiono la bocca con la parola Solidarietà, ma pochi la mettono veramente in pratica, in una società dominata dall’egoismo e dall’individualismo esasperato, gesti di concreta solidarietà come quello da lei attuato, ci consentiranno di portare a compimento un progetto di grande utilità sociale: la Casa azzurro rosa. Stiamo infatti cercando di creare una struttura che preveda la realizzazione di numerose stanze, mini alloggi, studi per psicoterapia familiare, mediazione familiare, etc… al fine di consentire, in particolare ai bambini e alle donne vittime di violenza, di trovare in un unico centro, un punto di riferimento essenziale per riacquistare dignità, fiducia nella vita e un sorriso. Noi ci auguriamo di poter ancora contare, in seguito sulla sua generosità e collaborazione, per proseguire la nostra iniziativa che, qualora realizzata, riuscirebbe a convogliare gran parte del disagio esistente nella nostra società. La ringraziamo ancora per averci aiutato a non vanificare tanti anni di serio impegno e le inviamo i nostri più cordiali saluti”.
Oltre ogni attesa il motoraduno con ben 250 splendidi esemplari
Orvieto / Manifestazione di solidarietà: parte dei contributi destinati al Telefono azzurro-rosa
AUTORE:
Telefono Azzurro Rosa