Nutriti di Gesù

DIOCESI. Solennità del Corpus Domini. Le parole del vescovo mons. Paglia

La festività del Corpus Domini, che viene celebrata in diocesi il giovedì antecedente la festa liturgica domenicale, è il momento in cui la comunità ecclesiale sperimenta la comunione tra le varie realtà della diocesi, nella complementarietà delle diversità di ciascuno. ‘Gesù istituì l’eucarestia perché doveva esser cibo che nutriva, perché chiunque ne mangiasse venisse trasformato in maniera così profonda da divenire il corpo di Gesù ‘ ha ricordato il vescovo Vincenzo Paglia nel corso della celebrazione nella chiesa di San Pietro a Terni -. Iniziava la Chiesa. L’eucarestia, ossia il pane e il vino che vengono mangiati, fanno la Chiesa; l’eucarestia infatti trasforma le singole persone in un corpo unico, quello di Cristo. Il legame tra l’Eucarestia e la comunità cristiana è indissolubile; se non c’è l’una non c’è l’altra. Se non partecipiamo alla messa, se non ci nutriamo del corpo e del sangue di Cristo, rimaniamo soli e quindi tristi, indifesi e deboli. Se invece ci raccogliamo attorno all’altare e ci nutriamo del Signore, veniamo liberati dalla solitudine e dal peccato per essere trasformati in unico Corpo, quello di Cristo’. Un’unità nella quale cresce la comunità dei credenti che, uscita dalla messa della domenica, sappia guardare gli altri; una comunità che testimoni alla città l’amore che nasce da quel pane spezzato per tutti. Dopo la celebrazione è seguita poi la processione per le vie della città, accompagnata dai sacerdoti, confraternite, chierichetti e rappresentanti delle parrocchie e associazioni, fino a piazza della Repubblica e quindi alla cattedrale di Terni con la preghiera corale per i deboli, i poveri, per chiunque ha bisogno di amore e di consolazione, vicino o lontano: segno tangibile di una condivisione e partecipazione alla vita della città e ai suoi problemi, a quelli dell’intera comunità a cui donare quell’amore evangelico capace di superare gli individualismi, di liberare dalla schiavitù del denaro e del materialismo che acceca, l’energia più preziosa contro il radicarsi del male. Un legame della comunità cristiana con la città stessa, che scende nel profondo della vita cittadina perché i ragazzi non crescano alla scuola della violenza ma a quella del Vangelo, perché l’adolescenza non sia scandalizzata dalla cattiveria, perché i giovani non siano lasciati a loro stessi senza un orientamento per la vita, ma al contrario possano trovare compagnia e aiuto e sappiano costruire fin da ora un futuro nuovo. Soprattutto, perché nelle famiglie sia spezzato ogni giorno il pane dell’amore e del sostegno reciproco.

AUTORE: Elisabetta Lomoro