Nella solenne cornice dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale, tenutasi martedì scorso presso la sede a Perugia, il presidente mons. Pierluigi Rosa ha svolto la relazione di cui abbiamo anticipato nel numero precedente i dati fondamentali, (ripresi, tra l’altro, in modo non del tutto corretto anche da un giornale locale), ed ha approfondito le motivazioni che sono alla base del fallimento di molti matrimoni e della richiesta della dichiarazione di nullità. Tra i principali motivi ha elencato la diminuzione della fede nel sacramento del matrimonio, la superficiale richiesta della celebrazione religiosa senza un vero convincimento interiore, la fragilità psicologica dei giovani d’oggi, il rifiuto di ogni sofferenza e quindi di mancanza di capacità di affrontare difficoltà e ostacoli. Ha considerato un dato preoccupante quello delle nullità riscontrate per la simulazione, che si è rilevata in 48 casi sulle 76 cause di nullità. Si tratta di esclusione della prole (29), esclusione della indissolubilità (17) e della fedeltà (2). Sono casi deplorevoli di mancanza di fede e anche di reali convinzioni, segno di una cultura del disimpegno e dell’edonismo, ha commentato mons. Rosa. La prolusione è stata svolta dal vescovo Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi. Nel suo intervento ha commemorato i 25 anni dalla promulgazione del Codice di diritto canonico fatta da Giovanni Paolo II il 2 gennaio 1983. Non ha svolto un discorso storico quanto, piuttosto, una riflessione sul significato che ha nella Chiesa il legislatore ecclesiastico, nel caso il Papa, e che tipo di operazione egli compia, in modo da comprendere la natura del diritto canonico. Si sa che per alcuni intellettuali cristiani la legge della Chiesa è tutta e sufficientemente contenuta nel Vangelo, senza bisogno di ulteriori norme. Il relatore ha mostrato come in realtà è proprio a partire dalla norma evangelica e dalla celebrazione dei sacramenti che derivano conseguenze sul piano pratico, che prendono la forma di doveri e diritti, in modo che tutto sia regolato in coerenza con i principi della fede. Il Vescovo, giurista di fama, ha citato una sintetica espressione del filosofo Rosmini: ‘La persona umana è l’essenza del diritto’, aggiungendo che ciò vale tanto più nel diritto canonico. Il legislatore umano pertanto non è la fonte e la causa del diritto canonico, ma svolge la funzione di conoscenza e di dichiarazione dei diritti e doveri dei fedeli per comportarsi da cristiani in coerenza con la propria fede. La giornata si era aperta con la celebrazione dell’eucarestia nella cappella del Seminario arcivescovile, presieduta dall’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti, che ha invocato lo Spirito del Signore su tutti i membri del Tribunale ecclesiastico. Alla inaugurazione hanno partecipato anche l’arcivescovo di Spoleto Riccardo Fontana, i vescovi di Città di Castello, Domenico Cancian, e di Gubbio, Mario Ceccobelli e Pietro Bottaccioli, e rappresentanti della magistratura civile; in primo luogo il presidente della corte d’Appello Antonio Buonajuto e il procuratore generale della Repubblica Nicola Miriano.
Norme troppo rigide? No, esigenze del Vangelo
Inaugurazione dell'anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico
AUTORE:
Elio Bromuri