Che cosa rimane della Giornata mondiale dei giovani di Rio de Janeiro? È difficile descrivere ciò che avviene nell’intimo di un cuore quando incontra il Signore e quanto e come tale incontro possa segnare la vita. E la Giornata mondiale della gioventù è indubbiamente un incontro della “Chiesa giovane” con il suo Signore. Tuttavia, si può dire che per ognuno dei giovani raccolti in Brasile rimane almeno quel messaggio di Papa Francesco che diventa quasi una sfida: “Lasciati amare da Gesù, è un amico che non delude, ci attende e conta su di noi”. Era proprio quello che avevano bisogno di sentirsi dire. Più che mai, in una cultura in cui brilla all’orizzonte una realtà virtuale e la grandezza umana è svalutata, è urgente testimoniare la verità su Dio e sull’uomo, perché il sistema soffoca la ricerca della verità e maliziosamente censura o stravolge i tentativi di testimoniarne pubblicamente lo splendore. Le domande dei giovani sul significato della vita vengono ridicolizzate dalla società che le bolla come prive di fondamento scientifico; le lotte interiori per scoprire il bene vengono rigettate in nome della sanità mentale e del diritto di ciascuno a vivere a modo suo; l’eccitazione della scoperta del bello viene sostituita con il cinismo critico e il fascino dello scandalo e della violenza. I giovani aspirano a trasfigurare il mondo e la società, mentre la cultura prevalente, per tenerli buoni, propone loro la sicurezza derivante dal consumismo, la magniloquenza rispettosa delle differenze o la distruzione anarchica. I giovani vogliono sentirsi desiderati, vogliono lasciare un segno e trovare il loro posto nel mondo “vero”, mentre il sistema offre loro programmi prefabbricati o studi universitari infiniti. In Brasile il primo Papa latino-americano nella storia della Chiesa ha aiutato le giovani generazioni a scoprire la loro giovinezza. Ha insegnato loro a cercare di nuovo con passione la vita e l’amore, senza tener conto del prezzo da pagare; li ha lanciati nel mondo, arricchendoli con la Parola di Dio. La Chiesa è rispettosa del bisogno che hanno i giovani di una vera cultura, il tipo di cultura che “e-duca”, ossia libera e lancia nella vera esistenza umana. E Papa Francesco ai giovani riuniti intorno a lui ha chiesto di interrogarsi, di chiedersi perché, di scoprire chi sono. Li ha sfidati ad avere il coraggio di impegnarsi per una gioventù forte, riempita dalla fede in Cristo e non dal denaro o dal potere… Ha detto loro di ascoltare con attenzione il Signore che accoglie nel sacramento del perdono, che tutti aspetta nel sacramento nell’eucaristia; ha chiesto loro di essere disposti ad entrare nell’onda rivoluzionaria della fede, di modo che la loro giovane vita acquisti senso e sia feconda. I giovani torneranno a casa con un mandato chiaro, scaturito dal tema della Giornata: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”, più che con un bel ricordo e il desiderio di ritrovarsi a guardare insieme le fotografie. Ciò che è importante è sapere che il pellegrinaggio continua ora qui, nelle nostre diocesi, nelle nostre parrocchie. L’esperienza, il messaggio della Giornata mondiale di Rio e le parole del Papa possono costituire un “piccolo catechismo”, un insieme di punti di riferimento carichi di vita e di speranza. Ci sono delle motivazioni che generano un atteggiamento nuovo di vita, un cammino di conversione: tornando a casa, i giovani sono debitori verso la diocesi, la parrocchia, la comunità che li ha inviati alla Giornata mondiale, devono rendere conto, rendere ragione. Non si può lasciar cadere nel vuoto la ricchezza di cui ognuno è portatore!
Non lasciar cadere la ricchezza della Gmg
AUTORE:
† Renato Boccardo
Arcivescovo di Spoleto-Norcia