L’Europa non è ancora uscita, e probabilmente non lo farà prima della fine di gennaio, dall’inverno più freddo e nevoso dal 1985, con la Gran Bretagna e l’Irlanda dimenticate dal caldo abbraccio della corrente del Golfo e diventate due isole ghiacciate; Francia e Germania, sotto oltre 40 cm di neve, paralizzate; la Scandinavia alle prese con temperature fino a -40 °C, con il mar Baltico, dopo anni, quasi del tutto ghiacciato. Insomma, un inverno davvero “vecchio stile”, che ha, per il momento, risparmiato solo l’Italia e la Grecia. Nel nostro Paese, a parte il Nord e, per un paio di giorni prima di Natale, il Centro, le temperature sono oltre le medie e sembra di essere in tardo autunno più che in inverno. Pioggia, quindi, tanta pioggia, anche nella nostra regione, dove dicembre ha visto alcune località superare i 200 mm e i primi giorni di gennaio ben 150: una quantità notevole, che rappresenta da sola la metà delle precipitazioni annue in alcune zone dell’Umbria. Ma non sono mancati episodi anche insoliti per le nostre zone, come il “gelicidio”: pioggia che cade con temperatura al di sotto dello zero, congelandosi all’istante su ogni oggetto e provocando, col peso, gravi danni ai fili e ai tralicci dell’alta tensione e agli alberi, oltre a risultare pericolosissima per la circolazione stradale. Da citare i casi di Fraccano, nei pressi di Bocca Serriola, Scheggia ed alcune zone attorno a Città di Castello, tutti nella notte fra il 5 e il 6 gennaio. Nelle prime due località si è verificata un’autentica strage di alberi. Gravissimi anche i danni causati dalla pioggia, caduta abbondante negli ultimi giorni del 2009 e nei primi giorni di questo anno. Nell’arco di poche ore, fra il 5 e il 6 gennaio, in tutta l’Umbria settentrionale, si sono accumulati fino a 120 mm di pioggia, molto più di quanto dovrebbe caderne in tutto il mese di gennaio. A causa della rapida fusione della neve, caduta il 4 gennaio nelle stesse zone e, più abbondante, nelle zone appenniniche, una gran massa d’acqua si è riversata in torrenti e fiumi, finendo poi nel Tevere, causando la più rovinosa piena dal novembre 2005. Da nord a sud i punti in cui è esondato non si contano. Danni nella zona di Trestina, Promano e Montecastelli (Umbertide), dove il fiume è straripato, raggiungendo una larghezza superiore ai 300-400 metri e lambendo alcune abitazioni. Fuori dal letto anche il Nestore, con diverse case sott’acqua nelle frazioni Banchetti e Verna. Numerosi i punti in cui il Tevere è uscito dagli argini anche fra Umbertide e Ponte San Giovanni, con danni notevoli alle coltivazioni, a diverse fra strutture ed abitazioni prossime agli argini. Centinaia le chiamate ai vigili del fuoco, impegnati con tutte le squadre a disposizione per ben tre giorni. Allagati anche i centri storici di Ponte Valleceppi e Pretola (Perugia), mentre il percorso verde, lungo l’argine del fiume, recentemente risistemato dopo l’alluvione del 2005 con notevoli spese, è stato nuovamente danneggiato. Vasti allagamenti nelle zone di Pontenuovo di Torgiano hanno costretto la polizia a chiudere alcuni tratti stradali, compresa l’uscita della superstrada E 45 di San Martino in Campo, completamente invasa dall’acqua del fiume. Esondazioni ed allagamenti anche nella zona di Castel del Piano, Deruta e Ciconia di Orvieto, a causa dell’affluente Paglia. Risparmiato, invece, dalla piena del Chiascio il presepio vivente di Petrignano di Assisi, per pochi centimetri. Una delle poche note positive.
Non infierisce il gelo ma l’acqua
L’inverno più gelido degli ultimi trent’anni risparmia l’Italia, dove però sono caduti rovesci torrenziali e il Tevere ha avuto una piena disastrosa
AUTORE:
Pierluigi Gioia