I poveri e gli “impoveriti”, ossia in situazione di forte fragilità economica, sono aumentati in Italia del 10%, una cifra da sommare agli 8 milioni di poveri “ufficiali” stimati dall’Istat. Lo dimostra anche il fatto che, nel biennio 2009-2010, c’è stato un aumento del 25% del numero di persone che si rivolgono alla Caritas per un aiuto. Sono i dati contenuti nel X Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia “In caduta libera”, a cura della Caritas italiana e della Fondazione Emanuela Zancan (editrice Il Mulino), presentato il 13 ottobre a Roma. Il Rapporto, diviso in due parti, dà ampio spazio anche alle riflessioni dei Vescovi e alla risposta delle Chiese locali alla povertà, comprese le numerose iniziative e progetti per contrastare la crisi economica, specie nel Mezzogiorno. Un’intera sezione è dedicata anche all’Europa, dove vengono descritti gli interventi nei vari Paesi e l’azione delle diverse Caritas nazionali nell’ambito della campagna “Zero poverty”. “Non è vero che siamo meno poveri, come gli ultimi dati ufficiali sulla povertà (luglio 2010) farebbero pensare”, denuncia il Rapporto. Secondo l’Istat si tratta di dati “stabili” rispetto al 2008 ma in realtà, precisano Caritas e Fondazione Zancan, si tratta di “un’illusione ottica”: “Visto che tutti stanno peggio, la linea della povertà relativa si è abbassata”, quindi “circa 560 mila persone” ridiventano “povere relative”, una cifra da sommare ai 7 milioni e 810 mila dei dati Istat: sarebbero, cioè, 8 milioni e 370 mila i poveri nel 2009 (+3,7%). La povertà – denuncia il Rapporto – si conferma un fenomeno che riguarda soprattutto il Mezzogiorno, le famiglie numerose, quelle con 3 o più figli (soprattutto se minori), quelle monogenitoriali e quelle con bassi livelli d’istruzione. Inoltre, sempre più famiglie, in cui uno o più membri lavorano, sono povere. Accanto ai poveri ufficiali, rileva il Rapporto Caritas/Zancan, ci sono le persone “impoverite” che, “pur non essendo povere, vivono in una situazione di forte fragilità economica” e durante la crisi hanno dovuto modificare il proprio tenore di vita. Il fenomeno è confermato da alcuni dati: “Nel 2009 il credito al consumo è sceso dell’11%, i prestiti personali hanno registrato un -13% e la cessione del quinto a settembre 2009 ha raggiunto il +8%”.La famiglia – denunciano le due organizzazioni – è la prima vittima della povertà, anche perché la precarietà del lavoro “impedisce alle nuove generazioni la creazione di nuovi nuclei familiari” e “le istituzioni e la politica non la valorizzano adeguatamente”. Sulle famiglie grava anche l’assistenza alle persone non autosufficienti, senza che ne venga riconosciuto il contributo, “anche economico”. A convalidare una situazione di povertà sempre più grave sono i ricavati dai Centri di ascolto Caritas (presenti nella maggior parte delle parrocchie e delle diocesi) e dai 150 Osservatori diocesani delle povertà: ogni anno circa un milione di persone beneficiano di un intervento di aiuto presso i Cda, il 68,9% sono stranieri. Il 65,9% ha problemi di povertà economica, il 62% di occupazione, il 23,6% di alloggio. Le strade che portano alla povertà – evidenzia il Rapporto – sono “sempre più veloci, complesse, multidimensionali, con frequenti uscite e ‘ritorni’ in una situazione di disagio sociale”, a causa del “fiatone” economico. Questo determina anche situazioni di “disagio psicologico e conflittualità intrafamiliare”.