Non censura ma cervello

'CODICE DA VINCI'. Assurde polemiche a Todi sulla mancata proiezione del film al cinema 'Jacopone'.

In questi giorni a Todi stanno nascendo polemiche in ordine alla mancata proiezione del film Il Codice da Vinci nella sala cinematografica tuderte. E c’è anche chi pensa di attivarsi attraverso pubbliche iniziative per porre sotto accusa la Chiesa, rea di impedire al pubblico la fruibilità del film. Vediamo i fatti: il cinema ‘Jacopone’ è di proprietà del seminario di Todi. Per i più giovani o i meno attenti sarà opportuno rifare un po’ di storia. Dopo il 1982, a seguito dell’incendio del palazzo del Vignola, vennero chiusi tutti i locali di Todi. Un vescovo, il compianto Lucio Grandoni, di recente scomparso, prese l’iniziativa di affidare ad un gruppo di laici di buona volontà l’incarico di riaprire la sala di proprietà del seminario adeguandola alla normativa di legge e fissando un costo d’affitto minimo. Il vescovo Grandoni aveva altissimo il senso della responsabilità della comunità religiosa verso quella cittadina. Unica contropartita: il rispetto di quanto previsto dal Centro cattolico cinematografico (Ccc) e quindi il divieto di proiettare pellicole non ammesse dal Centro stesso. Il cinema Jacopone è sopravvissuto fino ad oggi per l’incontro fra la Chiesa di Todi, che ha voluto porsi al servizio della città, e un gruppo di persone che in forma assolutamente volontaria hanno cercato di garantire la permanenza di una sala cinematografica a Todi. Il tutto mentre in altre città umbre i locali cinematografici hanno chiuso. In questi anni difficili la Chiesa tuderte ha fatto anche di più, contribuendo direttamente alla sopravvivenza del cinema, senza chiedere praticamente nulla ai cittadini di Todi. Il Ccc esercita una censura molto blanda, per cui sono stati pochissimi i film non proiettati per il giudizio del Centro e di questi nessuno può essere definito film di alte qualità artistiche. Nel caso de Il Codice da Vinci, nessuna censura e nessun invito a non proiettare è venuto dal vescovo o dalla curia. I gestori si sono limitati a prendere atto del giudizio del Ccc. Quindi sarebbe sbagliato e ingiusto attribuire al Vescovo o alla Chiesa di Todi volontà censorie. Tra l’altro il film in questione è un brutto film (lo dice la critica nazionale), tratto da un brutto libro, così considerato non solo dai rappresentanti del mondo cattolico ma, a quanto sembra, da molti spettatori comuni (a Cannes hanno riso per l’assurdità di alcuni passaggi) e dalla maggior parte degli intellettuali, con giudizi tra cui spicca quello di Umberto Eco, che definisce Dan Brown, un mestatore che diffonde false notizie’.

AUTORE: Per la cooperativa JacoponeManfredo Rettie Francesco Tofanetti