Eravamo in più di 250, sia all’auditorium San Paolo dell’Università di Macerata sia all’abbazia cistercense di Fiastra, in connessione wi-fi grazie alle reti dell’Università e, a Fiastra, della Provincia di Macerata. L’evento, “Abitanti digitali”, svoltosi a Macerata dal 19 al 21 maggio (due settimane prima della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra domenica 4 giugno), era organizzato dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei, ed era diretto in particolar modo ai direttori degli uffici diocesani per le Comunicazioni sociali, ai responsabili informatici diocesani e ai webmaster diocesani. Sì, la Chiesa si sta immergendo nella cultura digitale, e “sta solo facendo quanto il Signore le ha chiesto: portare l’annuncio del Vangelo agli uomini del nostro tempo”, come ha affermato mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Mons. Giuliodori ha sottolineato che il convegno “fa parte del cammino della Chiesa italiana per rilanciare e sviluppare, nel decennio dedicato all’educazione, una nuova intelligenza della fede. Oggi – ha proseguito – l’impegno del decennio precedente prosegue nell’orizzonte dell’educazione, su cui si orienta l’azione pastorale della Chiesa italiana per l’attuale decennio. Ci interroghiamo su come sia possibile da cristiani educare alla piena cittadinanza in questo nuovo mondo digitale, conservando le prerogative della dignità umana e sviluppando una più intensa esperienza spirituale”. Per il vescovo di Macerata “il mondo dei media” non ha cancellato le domande fondamentali, e per questo “la Chiesa, attenta a ciò che l’uomo vive, cerca di capire i cambiamenti in atto e di ‘abitarli’”. “La Rete è oggi – ancora secondo Giuliodori – il nuovo areopago dove incontrarsi e confrontarsi” ed è “sulle nuove frontiere digitali che si gioca la capacità della Chiesa di essere un segno di contraddizione e di speranza”. Per la Chiesa italiana è davvero “urgente conoscere e abitare in modo consapevole questo nuovo ambiente” e alcune esperienze “come quella degli animatori della comunicazione e della cultura lasciano ben sperare”. Mons. Giuliodori ha richiamato anche alla necessità di “rendere sistematico, da parte di tutti e in tutte le realtà, un approccio al mondo dei media fatto con competenza e saggezza”. Per questo hanno una grande importanza “le scuole, i corsi, gli incontri e l’elaborazione di strumenti”. “La sfida della cultura digitale – ha detto mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali (Ucs) – implica la possibilità di andare oltre, di aspirare a qualcosa ‘di più’ rispetto a quanto la tecnica rende disponibile”. Da qui una riflessione sull’abitare il Web. “Oggi – ha detto in riferimento alla Chiesa – diventa necessario mutare prospettiva: da un lato capire che occorre invertire il movimento, tornando a farsi prossimo, a incontrare. Dall’altro lato, recuperare non solo la parola, ma tutta quella capacità comunicativa che storicamente la rendeva profondamente inserita nella vita della comunità e capace di costruire spazi a misura d’uomo, nel senso più pieno”. “La vera sfida – ha evidenziato – è oggi dunque quella della trascendenza: essere pienamente dentro, ma affacciati su un altrove; essere nel Web, ma non del Web”. Infine “per abitare il Web è necessaria un’alleanza intergenerazionale tra nativi (che sanno muoversi velocemente ma non sanno dove andare) e immigrati digitali”. “Allargare lo spazio dell’alleanza – ha concluso Pompili – significa valorizzare le occasioni di condivisione e convivialità che oggi si moltiplicano”.
Nome: Chiesa, dimora: internet
Cei. Il convegno nazionale sul Web “Abitanti digitali” svoltosi a Macerata
AUTORE:
M. R. V.