No, non vorrei esserci

Abatjour

Non vorrei esserci, per nulla al mondo. Voglio a dire: ai funerali di Michael Jackson, che si stanno svolgendo in questo pomeriggio di martedì 7 luglio. Il ‘cimitero delle stelle’, la bara d’oro. No, non vorrei esserci per nulla al mondo. Soprattutto oggi che, in mattinata, il mio cuore era allo stadio dei Pini di Viareggio. Una vera liturgia di commiato. Intensa senza aperture tragiche. Composta, anche nello strazio dei parenti. La bellissima omelia dell’arcivescovo di Lucca Italo Castellani, una lezione di fede e partecipazione, denuncia velata ma ferma e perdono, e invito ad assumersi responsabilità. Per ben quattro volte ha parlato dell’integrazione fra abitanti della Lucchesia e comunità magrebina, e per quattro volte la gente l’ha applaudito, fino a quando ha accomunato Leonardo e la sua coetanea marocchina rimasta come lui senza famiglia. E quel Giobbe violento: ‘Io lo vedrò, io, di persona, e non da straniero!’. In ospedale il piccolo Leonardo ha regalato al presidente Napolitano un disegno che rappresenta la sua famiglia in una casa, su, in alto, all’estremo del foglio, ‘perché mio papà e i miei fratellini sono in cielo’; e Napolitano, raccontando l’episodio in tv, con il disegno di Leonardo in mano, ha dimenticato di essere ufficialmente ateo, e ha detto: ‘Ha ragione lui’. Per me è stato tutto un susseguirsi di stati d’animo forti e teneri. Mi sono ritrovato con le lacrime agli occhi. È la vecchiaia. Ma non solo la vecchiaia. Uno solo invece lo stato d’animo nei 30 secondi passati nel cimitero delle stelle, di fronte a quella bara d’oro: compassione, infinita compassione per un poveraccio circondato da stelle di latta, e sigillato in oro di Bologna.Premetto d’essere un profano assoluto. Mi piace il genere di musica che fa Vasco Rossi e che facevano quelle povere anime di Michel Jackson e di Elvis Presley, ma non ho mai (dico mai) ascoltato una loro canzone. Pardon: una ne ho ascoltata, anche se in modo del tutto fortuito, e m’è piaciuta molto: Love me tender di Elvis Presley. Ma in genere è la persona che mi tiene lontano dalla canzone. Quando in tv si agita Vasco Rossi, con la camicia militare, io avverto attraverso la tv come un cattivo odore di ascelle sudate. E di fronte a quello scheletro imbottito di farmaci stroncato a 50 anni da un infarto, e di fronte a quel balenottero sformato ucciso dalla bulimia a 42 anni, quello che hanno fatto, detto, scritto, cantato diventa nulla di fronte alla loro qualifica fondamentale: due poveracci. Il Signore li accolga come Lui solo può e sa fare; ma di fronte alla storia degli uomini rimangono due poveracci, simboli estremi di un tempo estremamente povero, che ha gli eroi che si merita.

AUTORE: a cura di Angelo M. Fanucci