Terni è scesa di nuovo in piazza per difendere l’acciaieria, in una sorta di ciclico copione che purtroppo in questi anni si è replicato troppo di frequente. Stavolta a rischio non c’è la dismissione di un settore produttivo come fu per il Magnetico, ma un braccio di ferro con i nuovi proprietari della società i finlandesi Outokumpu che, progetto dopo progetto presentato alla Commissione europea per la concorrenza, sarebbero giunti alla conclusione di vendere l’Ast, dapprima con un’offerta che avrebbe riservato loro due pezzi importanti: la torre BA2 che produce acciaio brillante e il Tubificio e successivamente, dopo un duro confronto con il Governo e le istituzioni locali, avrebbero deciso di fare un passo indietro e tornare all’originaria scelta di mettere in vendita l’intero sito produttivo ternano. Il tutto al fine di ottenere il via libera europeo alla fusione con Inoxum. I tempi stringono perché il 16 novembre è atteso il pronunciamento della Commissione europea per la concorrenza che darà o meno il via libera all’operazione di fusione delle due società e che deciderà anche il futuro del sito ternano.
La cronaca parla di scioperi e manifestazioni degli operai in piazza a Terni e a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico, dove si è svolto un summit con il sottosegretario De Vincenti, i vertici delle istituzioni locali e il numero uno di Outokumpu, Miko Seitovirta. Una trattativa dai toni accesi e dai numerosi cambi di direzione. L’unica certezza è che l’Ast non farà parte della nuova realtà finnico-tedesca, ma è già sul mercato in cerca di un acquirente internazionale idoneo e autorevole che possa dar vita, come richiesto dall’Antitrust, al quarto polo produttore di inox in Europa.
“L’incontro – ha detto il sindaco Leopoldo Di Girolamo – ha visto una forte contrapposizione delle parti. Outokumpu non ha saputo spiegare adeguatamente a quale logica industriale possa rispondere quello spezzattamento che è stato ipotizzato per il futuro dell’Ast e che indebolirebbe sicuramente la struttura industriale delle Acciaierie. Il Governo è stato chiarissimo nel dire che non ci può essere alcuna collaborazione con una proprietà che si muova al di fuori di logiche industriali, senza tenere conto della piena produttività e indivisibilità degli impianti presenti nel nostro territorio”.
Alla fine il duro faccia a faccia ha portato Outokumpu a fare un passo indietro, sebbene la situazione rimanga piuttosto fluida ed incerta, specie sui possibili scenari che si prospetterebbero per l’Ast, non ultimo quello di passaggio alla coreana Posco.
A Terni cresce la mobilitazione e, comunque vada, una cosa è certa: “No allo spacchettamento, qui non si sposta un bullone”.