“L’essere umano è uno solo e l’umanità è una sola. Ciò che in qualsiasi luogo viene fatto contro l’uomo, alla fine ferisce tutti”. È uno dei messaggi centrali del discorso rivolto il 20 dicembre dal Papa alla Curia romana, in cui a partire dall’esperienza del Sinodo sul Medio Oriente Benedetto XVI ha rivolto un appello “a tutte le persone con responsabilità politica o religiosa perché fermino la cristianofobia; perché si alzino a difendere i profughi e i sofferenti e a rivitalizzare lo spirito della riconciliazione. Il risanamento – è la tesi di fondo del Santo Padre – può venire soltanto da una fede profonda nell’amore riconciliatore di Dio. Dare forza a questa fede, nutrirla e farla risplendere è il compito principale della Chiesa in quest’ora”. Citando poi il discorso alla Wenstminster Hall, pronunciato durante il viaggio nel Regno Unito, il Papa ha parlato della “responsabilità comune in questo momento storico”, che consiste nel riscoprire “un consenso morale di base. Solo se esiste un tale consenso sull’essenziale – ha affermato – le Costituzioni e il diritto possono funzionare”, e questo “consenso di fondo” proviene “dal patrimonio cristiano”. Il consenso morale e il patrimonio cristiano. “Il consenso di fondo proveniente dal patrimonio cristiano – ha spiegato Benedetto XVI – è in pericolo là dove al suo posto, al posto della ragione morale, subentra la mera razionalità finalistica”, che “è in realtà un accecamento della ragione per ciò che è essenziale… Combattere contro questo accecamento della ragione e conservarle la capacità di vedere l’essenziale, di vedere Dio e l’uomo, ciò che è buono e ciò che è vero, è l’interesse comune che deve unire tutti gli uomini di buona volontà”, perché “è in gioco il futuro del mondo”. Il tema del consenso morale è stato affrontato all’inizio del discorso, tramite un’analogia col periodo del tramonto dell’Impero romano, epoca in cui sono “probabilmente” state formulate le parole che “la liturgia della Chiesa prega ripetutamente nei giorni dell’Avvento”. Oggi come allora, secondo l’analisi del Papa, “il mondo è angustiato dall’impressione che il consenso morale si stia dissolvendo, un consenso senza il quale le strutture giuridiche e politiche non funzionano”. Lo scandalo degli abusi. Gli abusi contro i minori commessi da sacerdoti “stravolgono il sacramento nel suo contrario”, perché “sotto il manto del Sacro feriscono profondamente la persona umana nella sua infanzia e le recano un danno per tutta la vita”. Parole forti, quelle del Papa, che ha citato una visione di Ildegarda di Bingen in cui “il volto della Chiesa è coperto di polvere” e “il suo vestito è strappato per la colpa dei sacerdoti… Dobbiamo interrogarci su che cosa possiamo fare per riparare il più possibile l’ingiustizia avvenuta – ha proseguito. – Dobbiamo chiederci che cosa era sbagliato nel nostro annuncio. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché una tale cosa non possa più succedere”. In particolare, Benedetto XVI ha ringraziato “tutti coloro che s’impegnano per aiutare le vittime” e “i tanti buoni sacerdoti che trasmettono in umiltà e fedeltà la bontà del Signore”. Nel discorso, il Papa ha stigmatizzato il “mercato della pornografia” che fa considerare la pedofilia una “cosa normale”, il turismo sessuale e la “perversione di fondo del concetto di ethos”. Cristiani in Medio Oriente. In Medio Oriente, ha affermato il Pontefice, “nella situazione attuale i cristiani sono la minoranza più oppressa e tormentata”, mentre “per secoli sono vissuti pacificamente insieme con i loro vicini ebrei e musulmani. Negli sconvolgimenti degli ultimi anni – ha aggiunto Benedetto XVI – è stata scossa la storia di condivisione, le tensioni e le divisioni sono cresciute, così che sempre di nuovo con spavento siamo testimoni di atti di violenza nei quali non si rispetta più ciò che per l’altro è sacro, nei quali anzi crollano le regole più elementari dell’umanità”. Coscienza e verità. La coscienza è “capacità di verità e obbedienza nei confronti della verità, che si mostra all’uomo che cerca col cuore aperto”. Parola di John Henry Newman, il cui pensiero è stato citato dal Papa per contestare la versione corrente del termine “coscienza”. “Nel pensiero moderno – ha spiegato Benedetto XVI – la parola ‘coscienza’ significa che, in materia di morale e di religione, la dimensione soggettiva, l’individuo, costituisce l’ultima istanza della decisione”. La concezione che Newman ha della coscienza è invece “diametralmente opposta”: per lui “coscienza” significa “la capacità di riconoscere proprio negli ambiti decisivi della sua esistenza – religione e morale – una verità, la Verità”.
“No all’accecamento della ragione umana”
Benedetto XVI. Le parole del Papa in occasione del consueto incontro natalizio con i membri della Curia romana
AUTORE:
M. Michela Nicolais