Anche quest’anno il 13 novembre la cattedrale di Città di Castello è stata meta di tanti pellegrini che hanno reso omaggio ai santi patroni Florido, vescovo, e Amanzio, sacerdote. Per tutta la mattina del giorno in cui la Chiesa diocesana festeggiava con solennità la festa dei propri patroni molti fedeli hanno preso parte alle celebrazioni eucaristiche celebrate sopra l’altare che custodisce le loro spoglie mortali, nella cripta della cattedrale. Nel pomeriggio erano altrettanto numerosi i fedeli che in cattedrale partecipavano al pontificale presieduto dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato del Santo Padre, Giovanni Paolo II, celebrato assieme al vescovo di Città di Castello, mons. Pellegrino Tomaso Ronchi e ai presbiteri e diaconi. “Questa solennità – ha ricordato mons. Ronchi porgendo il suo saluto all’inizio della celebrazione – è una ricorrenza annuale che impone alla comunità religiosa e civile un momento di riflessione e di verifica sul grado di fedeltà a quei valori che, con la ricostruzione morale e materiale dell’antico Tifernum Tiberinum, da parte di Florido e Amanzio, fanno di essi i grandi promotori di quella ‘civiltà dell’amore’ che trova il suo più saldo fondamento nel Vangelo di Cristo, di cui il Santo Padre è un intrepido e instancabile apostolo, che suscita tanta ammirazione e commozione ed è il ‘punto di riferimento’ del mondo intero. Durante l’omelia il card. Sodano si è rivolto ai concelebranti, alle autorità presenti – tra loro il Presidente della Provincia ed i sindaci dei comuni sul cui territorio si estende la diocesi tifernate – e a tutti i fedeli esponendo il messaggio essenziale che i santi Florido e Amanzio, vissuti nel lontano VI secolo, ancora oggi insegnano a tutti i cristiani. Essi vissero tempi difficili, ben più difficili di quelli di oggi, tempi in cui Città di Castello fu messa a ferro e a fuoco, prima della vicina Perugia, dai Goti guidati da Totila. Di fronte a tale tragedia il giovane Florido guidò i suoi concittadini a ricostruire la città e poi, su insistenza del papa Pelagio, accettò di esserne il Vescovo, per poter annunciare a tutti il Vangelo di Cristo. “Nell’Umbria del suo tempo – ha ricordato il porporato – egli diventò così un pastore zelante e buono, ammirato da tutti per la sua generosità soprattutto verso i più poveri ed abbandonati”. Florido cercò di imitare Cristo, buon pastore, offrendo la vita per il suo popolo. Quando Florido morì, era il 599, al suo capezzale accorsero i vescovi di Perugia, Urbino, Arezzo, “segno di quella fraternità episcopale che ancor oggi regna fra i vescovi della regione”. I santi Florido e Amanzio invitano anche oggi tutti gli uomini a rinnovare la “nostra fede nella santa Chiesa cattolica”. Nella santità della Chiesa “noi contempliamo la potenza di Cristo che la santifica, cosicché anche la Chiesa stessa può diventare santificante”. La festa dei nostri santi patroni – ha esortato il card. Sodano – “ci porti dunque ad amare sempre più la nostra santa madre Chiesa”. Sono un programma di vita anche per ciascuno di noi le parole che papa Pio XI volle incise sul basamento della statua di santa Teresa del Bambin Gesù nei giardini vaticani: “J’aime l’Èglise, ma mère”, “amo la Chiesa mia madre”: parole care alla santa Carmelitana. L’amore per la Chiesa – ha concluso – “ci deve poi portare ad amare tutti i suoi membri, dal Papa al più piccolo dei nostri fratelli, a sostenerci e ad amarci a vicenda, come membri tutti, anche se in porzioni diverse, dello stesso corpo mistico di Cristo”.
Nella festa dei santi Patroni l’invito a rinnovare la fede nella nostra Chiesa
Il pontificale del card. Angelo Sodano in cattedrale. Grande partecipazione di popolo
AUTORE:
Francesco Mariucci