Scrive l’apostolo Giacomo: ‘Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta’. Bérenge de Saint-Affrique avvia la sua testimonianza su Chiara da Montefalco proprio dalla fama che si era diffusa sui contenuti del cuore di Chiara. Lei stessa aveva detto più volte: ‘Io ajo Jesu Cristo mio crucifisso entro lo core mio’. Appena morta, le monache di Montefalco chiesero di aprirne il petto e, strappatone il cuore, all’interno vi trovarono i segni della passione del Signore. Questa diocesi, ma anche l’Ordine di sant’Agostino, sono chiamati a misurarsi ancora oggi con questa vicenda. Il 10 giugno, a ricordo di quello stesso giorno in cui nel 1290 il vescovo Gerardus Spoletanus aveva consegnato la Regola agostiniana al monastero di Santa Croce a Montefalco, abbiamo aperto il centenario di santa Chiara. È l’occasione propizia per chiederci se ancora noi sapremo trovare nel cuore di Chiara i segni della passione. L’apostolo Paolo ci insegna che il Signore è ancora crocifisso nelle sofferenze dei suoi fratelli, nel peccato che sfigura la bellezza del mondo, nell’indifferenza di molti verso chi è nella prova e nel dolore. Dal Medioevo ci giunge fortissima la provocazione ad aprire il cuore. Abbiamo scelto di misurarci ancora una volta con l’esperienza agostiniana: ‘Dio non ti chiede le parole, ma il cuore. Dio cerca il cuore, scruta il cuore, nel tuo intimo ti è testimone’. Siamo posti di fronte ad un bivio. È certamente possibile riempirci di parole, di riti, di solennità. Anche per noi c’è il rischio di diventare come quella gente che, ‘pur gridando con la voce, è muta col cuore’. È però ancora possibile per noi seguire la via di Chiara della Croce e di fare, nel nostro cuore, spazio alla croce di Gesù. Se nel cuore di questa Chiesa, all’inizio del terzo millennio, non sapremo far spazio e trovar rimedio alle sofferenze della gente del nostro tempo, non ci sarà per noi la benedizione di Dio. Cristo è ancora coronato di spine, nei malati terminali che le case delle nostre famiglie non sono più capaci di accogliere. La colonna della flagellazione è il diffondersi nel nostro territorio del cancro e dell’Aids. La lancia trafigge ancora il costato di Cristo, ogni volta che i nostri giovani si allontanano dal Signore e le nostre famiglie si infrangono. Quanta sofferenza nella solitudine dei vecchi, nelle paure degli adolescenti, nell’insicurezza di questa civiltà che ostenta potenza e mostra suo malgrado inaudita fragilità! Chiara, donna delle opere di misericordia, grande pacera dell’Umbria, ci aiuta a vedere nella gente del nostro tempo ‘ nei suoi problemi, nelle sue difficoltà, nei suoi dubbi sulla fede e sulla vita ‘ la passione di Cristo, che non è ancora terminata. Chiedo al Signore che questo anno centenario sia innanzitutto tempo di conversione, per tornare, nella logica del Cantico, a quel ‘sigillo sul tuo cuore’ che fa riconoscere nella nostra esperienza religiosa la presenza di Dio. Chiedo a me stesso e a quanti mi sono fratelli nella Chiesa di seguire l’esempio di Chiara di Damiano, dando via del nostro per offrire ai poveri di oggi un segno significativo di carità. La Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia intende vendere qualcuno dei suoi beni per realizzare un concreto progetto di accoglienza a Montefalco. Invito tutti i cristiani del nostro territorio a fare altrettanto, perché i nostri poveri che si affacciano, non già alle grate del monastero, ma nel villaggio globale di questo mondo, possano trovare risposte credibili, come Chiara fece per i poveri del suo tempo. Torni Montefalco ad essere un centro della vita spirituale, un ‘castello interiore’ della carità, in questa Umbria che ha la vocazione d’essere di riferimento ai molti, al milione di pellegrini in cerca di spirito che ogni anno si avventurano per le nostre valli bellissime. La Chiesa sa ancora dire parole di verità: le renderà credibili solo con il Vangelo della carità.
Nel cuore di Chiara
AUTORE:
' Riccardo Fontana