Un pellegrinaggio per la pace. Così la diocesi di Terni ha iniziato il suo anno pastorale, recuperando un’antica tradizione legata ad uno dei più importanti santuari mariani del territorio quello della Madonna del Ponte dove è custodita l’immagine di Maria con il Bambino, affrescata nella grotta all’interno del santuario, risalente al 1050 e da sempre molto venerata. Nel 250’anniversario dell’incoronazione dell’immagine della Madonna, circa duemila fedeli si sono ritrovati per pregare insieme per la pace nel mondo, molti giungendo a piedi da diverse zone della diocesi ripercorrendo vecchie strade. Un pellegrinaggio per scendere più in profondità nella fede e nella storia, per cogliere una nuova forza, una nuova ispirazione, pregando per la pace in questo terzo millennio dove imperversa il terrorismo, e con il terrorismo l’insicurezza e la paura. “Ci sono le guerre dimenticate – ha ricordato mons. Paglia nel corso della celebrazione – che continuano a mietere migliaia e migliaia di vittime, compresa la guerra in Afganistan e soprattutto quella irachena. Esse portano sempre morte, distruzioni, odi, ferite, vendette, atrocità”. La preghiera per la pace si è unita spontaneamente a quella per le due giovani italiane rapite. Un segno di solidarietà anche dalle istituzioni con la presenza dei sindaci della diocesi, insieme per vincere soprattutto la paura e la rassegnazione. “Abbiamo bisogno di stare assieme, perché è l’unica via per un mondo di pace, senza farsi prendere dalla rassegnazione. Se ci chiudiamo in noi stessi lasciamo campo libero al terrorismo e alla violenza – ha continuato il Vescovo – Se pensiamo solo ai nostri affari i ponti continueranno a rompersi e noi ad essere di fatto complici del male. Non è un caso che siamo venuti alla Madonna del Ponte! Ed è singolare che le due ragazze italiane rapite facessero parte di una associazione che si chiama “Un ponte per…”. Noi crediamo che la pace non passa attraverso i crolli o attraverso la costruzione di muri. La pace passa solo attraverso i ponti. C’è bisogno che cresca una cultura di amore e non di scontro; c’è bisogno che cresca l’arte del dialogo e non l’arte della guerra. C’è bisogno di uomini e di donne che sappiano amare, che sappiano commuoversi sui deboli, che sappiano sognare un futuro felice per tutti, per i sani per i malati, che sappiano accogliere chi è diverso, che sappiano praticare l’arte dell’incontrarsi. Giovanni Paolo II diceva, proprio ad Assisi, la felicità non sta nell’essere gli uni contro gli altri, ma nell’essere gli uni accanto agli altri. Si tratta di creare ponti di amore. È questa la grande sfida insieme a quella di far crescere in tutti i cuori la civiltà dell’amore” ha concluso il Vescovo. Una riflessione sui problemi del nostro tempo che ha avuto ampio spazio anche nel corso dell’assemblea del clero, che si è tenuta nei due giorni precedenti al pellegrinaggio e nei quali i sacerdoti diocesani hanno dibattuto sulla situazione attuale, su eventi, orientamenti, mondo culturale. Un approfondimento per capire quali siano i problemi e le opportunità per l’annuncio oggi del Vangelo; uno sguardo utile perché l’impegno pastorale sia concretamente situato, il linguaggio comprensibile dalla gente di oggi, le proposte accolte nel concreto della vita.
Nel 250’anniversario dell’incoronazione dell’immagine della Madonna
Duemila fedeli si sono ritrovati con il Vescovo per pregare insieme per la pace nel mondo
AUTORE:
Elisabetta Lomoro