di don Angelo M. Fanucci
Ho letto l’intervista che a fine novembre 2017 Massimo Cacciari ha rilasciato a Il Giornale.
Ho faticato a superare il sacro timore che m’incute le faccia tardo-mesopotamica del direttore Sallusti, ma ce l’ho fatta.
Cacciari, da “filosofo ateo che prega” – e non può pregare altri che il Nulla, sennò non sarebbe un filosofo – ha parlato del Natale. Ne ha parlato come di un evento grandioso che noi omucoli post-moderni, laici e cattolici in gara, abbiamo ridotto alla festa dei panettoni, all’orgia delle pubblicità più insulse, in ultima analisi al trionfo dei soldi.
L’intervistatore ha colto una smorfia di disgusto quando il Professore ha detto che cosa pensa di certi episodi che si succedono proprio sotto Natale. “La cronaca di queste settimane è un susseguirsi di episodi mortificanti: la scuola che abolisce il presepe nel segno del politicamente corretto, il parroco che esita a celebrare la messa di mezzanotte per non turbare con le campane il meritato sonno dei cives, la comunità che rinuncia ai canti tradizionali per non urtare la sensibilità dei patiti del rock”.
Sotto l’esecrazione c’è la coscienza dell’uomo di cultura, che prova un irrefrenabile o sdegno davanti alla profanazione di “un simbolo che ha dato un contributo straordinario alla nostra storia, alla nostra civiltà, alla nostra sensibilità”. Non si può rinunciare alla propria storia in nome del doveroso rispetto per la storia altrui, non si può all’improvviso dubitare dell’aver affidato la nostra civiltà a un Mistero così grande, non si può smettere di sentire come proprio ciò che come proprio si è sentito da quando è nata la nostra civiltà.
Ma che cos’è per Cacciari il cristianesimo? Un attimo, ci pensa: “È una parte fondamentale del mio percorso, della mia vicenda, è qualcosa con cui mi confronto tutti i giorni”. Lui che intorno a sé vede solo “laici e cattolici che balbettano davanti all’evento che ha tagliato in due la storia, perché non riflettono, perché non fanno memoria di questa storia così sconvolgente”. Pausa.“Dio che si fa uomo, capisce? Non Dio che stabilisce una relazione con gli uomini, ma Dio che viene sulla terra attraverso Cristo. Vertiginoso”.
Basta così. La lezione di uno che ci prova, a essere ateo. Pensiamoci, noi preti, voi giovani e noi decrepiti, sempre tentati di ridurre la Messa a una messetta, l’omelia a una predicuccia. Pensiamoci! Non ci lasciamo sommergere dalla valanga dei vezzosi bambini, dei divini fantolini, in notti troppo serene per non gelare. Gelare dentro.