Per un mondo confuso e disperato – anche il nostro piccolo mondo regionale -, è giunta una parola autorevole di fiducia e di speranza. Se l’evento sta a ricordarci il desiderio vivissimo d’una mano amica che ci sollevi un po’ più su della fanghiglia in cui siamo immersi, il Natale è la risposta di Dio a questo desiderio da cui nasce la speranza per tutti. È come dire: ‘Abitanti della Terra, non sentitevi soli. Dio stesso vi è accanto, si coinvolge con la vostra vicenda per quanto dolorosa essa sia. Schiavi di voi stessi e delle vostre paure, alzate lo sguardo per respirare speranza’. Papa Benedetto è tornato a far circolare nel corpo ecclesiale e sociale questa prospettiva di coraggio e di fiducia, che non nasconde affatto la verità ma consente di affrontarla con l’attitudine giusta. Nella sua recente lettera enciclica Spe salvi, sulla speranza che toglie la paura, il Papa affronta senza mezzi termini le radici culturali della crisi di pessimismo che sta investendoci. ‘Solo quando il futuro è certo come realtà positiva – scrive -, diventa vivente anche il presente… Non ci è dato forse di constatare nuovamente, proprio di fronte alla storia attuale, che nessuna positiva strutturazione del mondo può riuscire là dove le anime inselvatichiscono?’ (n. 15). Di qui l’ambiguità dello stesso progresso, che pure è al sommo delle attese che l’uomo si prefigge di raggiungere. ‘Se al progresso tecnico non corrisponde un progresso nella formazione etica dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore, allora esso non è un progresso, ma una minaccia per l’uomo e per il mondo… La ragione ha bisogno della fede per arrivare ad essere totalmente se stessa; ragione e fede hanno bisogno una dell’altra per realizzare la loro vera natura e la loro missione’ (n. 23). È molto significativa la novità di linguaggio e di argomentazione che il Papa usa, rinunciando agli stilemi teologici per entrare in dialogo, usando lo stesso linguaggio, con pensatori seri che incidono molto sull’opinione pubblica e sulla cultura in auge: il cristiano non ha paura di confrontarsi con il mondo d’oggi e di annunziare la verità dell’unico autentico salvatore Gesù Cristo. C’è in questa presa di posizione la passione per l’uomo, identificando la radice dei suoi mali e offrendo i medicamenti del caso: la fede, la speranza, la carità. Mi sembra che nel bailamme (relativismo, soggettivismo, narcisismo) che è brodo di cultura del nostro mal di vivere, e che fu previsto già dal Concilio con parole assai severe (‘È oggi in pericolo, di fatto, il futuro del mondo, a meno che non vengano suscitati uomini più saggi’ – GS 15), le argomentazioni austere di Papa Benedetto siano una felice àncora di salvezza per chi non vuole fare naufragio’. Occorre il ‘coraggio della speranza’, che è poi una persona: Gesù Cristo, purché il creato abitato dall’uomo e la sua stessa vita risplenda nella sua straordinaria bellezza. Sia questo della speranza l’augurio più bello al popolo cristiano dell’Umbria, perché sia sempre più vivente e partecipe alle esigenze dell’ora.
Natale, evento di speranza
AUTORE:
' Giuseppe Chiaretti