Musica in chiesa: invito alla preghiera

Mons. Spingola indica le linee guida per approntare un servizio musicale degno di una celebrazione liturgica

La musica della liturgia, nel musicista che compone come in colui che sceglie ed esegue, presuppone acquisito il senso del sacro. Particolarmente nella celebrazione della messa. La Chiesa, infatti, corpo mistico di Cristo, si trova a Lui intimamente congiunta nell’eucaristia, ove realmente è presente nel suo corpo e nel suo sangue. L’eucaristia, in quanto Cristo totale, è quindi la vita della Chiesa. Nell’eucaristia i cristiani, innestati in Cristo nel battesimo, sono uniti ‘in un solo corpo’. Già mondi, purificati dal male, ricevono Cristo nutrimento, partecipano al sacrifico della Redenzione che viene rinnovato: fate questo. È pertanto cosa buona, giusta e doverosa che per l’eucaristia sono chiamate a raccolta, per far festa al massimo della loro abilità, tutte le arti; per l’onore ad essa dovuto e perché ognuna nel proprio linguaggio sia veicolo di circolazione della linfa vitale della grazia nel cuore dei credenti: architettura, scultura, pittura, letteratura, poesia… musica. Ecco, la musica. Solo se si ha questo ‘senso del sacro’ si può portare l’opportuno, originalissimo ed efficacissimo contributo dell’arte musicale nelle celebrazioni eucaristiche. Il musicista diventa così un ‘ministro’ ecclesiale. Quando poi alla celebrazione dell’eucaristia si congiunge quella del matrimonio gli sposi cristiani trovano la collocazione profonda della loro vocazione a vivere in ‘un solo corpo’, in una ‘sola carne’; se come battezzati sono una sola cosa con Cristo, nel sacramento del matrimonio da loro celebrato in quella ‘mensa’ diventano icona degli sposi Cristo-Chiesa. È dunque chiaro il ruolo della musica nel rito nuziale: parte integrante di questa sacralità non può assumere il ruolo di un pur prezioso e fascinoso abbellimento. Ci guidi la liturgia del Corpus Domini: il Duomo di Orvieto, il suo splendido decoro interno, gli altissimi testi approntati da san Tommaso d’Aquino, le dolcissime note gregoriane, lo stupendo ‘Lauda Sion’, la voce dei ministri e della schola, il sentimento di tutti i partecipanti… Ecco la festa cristiana delle nozze: la chiesa, l’altare, i fiori, le luci, i paramenti sacerdotali, le splendide vesti degli sposi, i profumi e, soprattutto, i protagonisti, i parenti, gli amici… Tutti sono coinvolti e dell’arte musicale, fra tutte la più spirituale, Dio si serve per muovere le corde degli animi. L’organo (gli strumenti), il coro, il solista, l’assemblea… La partecipazione è corale; ognuno nel suo ruolo interviene al momento e nel modo giusto; non sempre tutti insieme; tutti però si partecipano il ‘proprio’ dono reciprocamente: l’organo offre le armonie nel suo ‘respiro’, la voce sola dispensa la devozione e la gioia, l’unisono dell’assemblea trasporta nella corte celeste dinanzi all’Agnello. Queste le convinzioni guida nell’approntare un ‘servizio musicale’ ad una degna celebrazione della Lliturgia nuziale. Via la superficialità, via la spettacolarità, via il virtuosismo e la vanità. Il nuovo rito del matrimonio è un ulteriore adeguamento alla realtà pretesa dalla celebrazione: testi appropriati, musiche che li valorizzano e li potenziano; musiche che elevano gli animi al Signore. È importantissima la ‘pertinenza’: canti che sottolineano la fede ricevuta nel battesimo, che ricordano e invocano lo Spirito che vivifica gli sposi ministri del sacramento, che rammentano Gesù e Maria presenti come a Cana di Galilea, che accompagnano la gioia e l’Alleluia della benedizione, la generosità interiore nell’offerta dei doni, l’apertura della porta del cuore al momento dell’ingresso del Signore sotto le specie eucaristiche e, per la parte strumentale, la festosità dell’accoglienza, all’inizio, e il trionfo degli ‘incoronati’ nell’uscita alla nuova vita da vivere. In questa visione conserveremo il ‘patrimonio’ dell’arte musicale tramandato dai padri, come ci raccomanda il Concilio, in quanto ancora valido e non perché ormai ‘codificato’ e non trascureremo il rinnovamento, non per l’amore della novità ma per continuare il cammino nel carisma di una Chiesa che sempre è viva e contemporanea nei suoi membri, nelle situazioni sociali ed ambientali, nei suoi tempi, nella sensibilità. Il musicista ‘servitore’ prepara un repertorio pertinente, adeguato ai testi del rito, ai diversi momenti, nella nuova forma strumento-coro-voce-assemblea, evitando astrusità e sperimentalismi e promuovendo un’autentica partecipazione alla preghiera della famiglia di Cristo.

AUTORE: Mons. Francesco Spingola