In Europa, e in Italia in particolare, non nascono più bambini. Da questo dato numerico, confermato da tutte le statistiche, è partita la riflessione dei soci e simpatizzanti dei Movimenti per la Vita dell’Umbria, lo scorso 29 settembre, per l’annuale giornata di lavoro.
A condurre la riflessione sul tema della drammatica denatalità dell’occidente è stata la giornalista Eugenia Roccella, già Sottosegretario alla Salute con il ministro Sacconi, assieme alla presidente della Federazione Umbra Movimento per la Vita (nonché del MpV perugino), Assuntina Morresi.
“Ad essere cambiato oggi è il modo di intendere la famiglia – ha introdotto così la Morresi – e se vogliamo capire che cosa è in crisi oggi nella natalità, dobbiamo capire cosa sta succedendo alla madre”.
La riflessione è stata dunque incentrata sulla consapevolezza della maternità (riprendendo una significativa campagna del MpV Italiano, lanciata lo scorso giugno, dal titolo “Cuore a Cuore”) e sul fatto che la maternità – storicamente e culturalmente una certezza in ogni tipo di cultura – oggi sta perdendo la forza dei suoi connotati.
“Dapprima – ha spiegato la Roccella – ci sembrava che l’aborto potesse essere l’inizio di un cambiamento antropologico, di fatto si è arrivati oggi a manipolare, modificare, spezzettare il senso della maternità, tanto che per una giovane italiana (ed europea più in generale) diventare madre non è più una realizzazione personale, ma un semplice ‘di più’, un extra” (secondo Eurispes il 70% dei giovani tra i 18 e i 30 anni non pensa che avere un figlio sia una realizzazione, n.d.r.).
Collegando con un filo rosso aborto, Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita e le sentenze della corte che l’hanno smontata in gran parte, la Roccella ha dimostrato come negli ultimi quindici anni sia entrato a far parte del vocabolario e del sentire comune il “diritto al figlio” come paradossale diritto individuale “incoercibile”.
“Maternità e paternità – ancora Roccella – cessando di essere la duplice sfaccettatura dell’unica genitorialità, si sono sempre più legate alla contrattualizzazione e quindi al mercato. Il figlio come un bene, una merce, da poter scegliere con cura e selezionare. Scartando il prodotto difettoso, ovviamente”.
Nel senso sopra descritto, ecco che la maternità come perno delle società, principio generatore anche della stessa paternità, è diventata liquida, dubbia, incerta e anche poco desiderabile. Non solo problemi di natura economica e lavorativa, come è stato ricordato, che certamente sussistono e sono drammatici specialmente in Italia, ma proprio la maternità, in Italia, è colpita da una profonda crisi di identità.
Ecco che allora le nuove sfide del Movimento per la Vita e dei Centri di Aiuto alla Vita sparsi su tutto il territorio nazionale (in Umbria ce ne sono 7) sono quelle di portare una narrazione positiva della maternità; assistere concretamente non solo la donna incinta, ma anche la giovane mamma, oggi priva di una rete familiare solidale, sostenendola nelle difficoltà della sua nuova condizione; in ultima analisi, portare le donne, e tutta quanta la società, a riflettere su quale modello di felicità sia in gioco.
Con queste riflessioni gli appartenenti ai Movimenti per la Vita dell’Umbria si danno ora appuntamento per la campagna elettorale in vista delle elezioni regionali, dove proporranno un “patto per la vita” a tutti i candidati. I punti della proposta verranno resi noti nei prossimi giorni.
Mariangela Musolino