Martedì 12 marzo, nel 25° anniversario della morte, nella cattedrale di Perugia è stato ricordato mons. Cesare Pagani, che fu arcivescovo di Perugia-Città della Pieve dal 1981 al 1988.
L’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti ha presieduto l’eucaristica di suffragio concelebrata da diversi preti, oltre che dall’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti e dai vescovi di Città di Castello, mons. Domenico Cancian, e di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi. Mons. Bassetti nel saluto iniziale ha ricordato il suo predecessore mons. Pagani, ancora vivo nel ricordo di molti fedeli che lo hanno avuto quale Pastore non solo a Perugia ma anche a Città di Castello e Gubbio.
Invitato dall’arcivescovo Bassetti, mons. Sigismondi, primo prete ad essere ordinato da mons. Pagani nella diocesi perugina, ha poi tenuto l’omelia nella quale ha ricordato la missione episcopale del Vescovo, che ha segnato la sua vita. Entrato in seminario con il vescovo Lambruschini, Sigismondi ha sperimentato di Pagani la “paternità piena e imperante”.
“Avverto l’esigenza di riascoltare quel colloquio confidenziale, di impareggiabile profondità, che egli ci ha lasciato nel suo Testamento spirituale” ha detto mons. Sigismondi citando le parole in cui mons. Pagani parlava dei suoi “grandi amori” che lo avevano “stimolato e sorretto lungo l’esperienza terrena”. Tra questi amori, ha ricordato Sigismondi, mons. Pagani riservava il primo posto alla Chiesa “tanto più meravigliosa e venerata – diceva Pagani –, quanto più ne andavo scoprendo anche qualche ruga, in alto e nel suo intimo”.
“L’accenno alle rughe – ha commenato il Vescovo di Foligno – l’ho compreso pienamente diventando vescovo. Prima dell’ordinazione episcopale, ho sempre guardato la Chiesa con l’occhio del figlio che riposa nelle braccia di sua madre. Adesso, da vescovo, ho scoperto nella Chiesa la Sposa. Quando si guarda il volto della propria madre le rughe si notano, ma non si osservano, poiché ne modellano la bellezza; quando invece si ammira il volto della sposa, le rughe si notano, si osservano e, addirittura, si contano!”.
“Quanto le ‘viscere episcopali’ di mons. Cesare Pagani fossero percorse da un amore devoto e appassionato per la Chiesa lo lascia intendere un brano tra i più luminosi dei suoi discorsi” ha aggiunto Sigismondi citando un passaggio dell’omelia tenuta in cattedrale di Città di Castello il 19 marzo 1972, all’inizio del suo servizio episcopale. “Che cosa sono, che cosa sarei – disse Pagani – fuori di essa? Che cosa saprei di me stesso, del mio destino, del mondo, della storia umana senza i suoi insegnamenti? Che cosa potrei fare di buono, di valido, di sicuro, senza l’energia divina che la Chiesa genera dentro il mio spirito? Amici, chiedetemi tutto, ma non l’accondiscendenza ad un minimo gesto che possa recare sofferenza alla Madre comune, che ne possa intaccare la carità, l’unità, la comunione”.
“Rileggere con la memoria della gratitudine l’insegnamento magisteriale di mons. Cesare Pagani – ha concluso Sigismondi – significa impegnarsi a imitarne la fede, che lo ha portato a compiere una sintesi progressiva tra configurazione a Cristo e dedizione alla Chiesa”.
“Mettiamoci pure sulle prime frontiere della vita ecclesiale: ne sarei orgoglioso – aggiungeva Pagani in quel discorso, nel quale concludeva invitando a badare bene “che queste frontiere passino all’interno della vita spirituale, dove ognuno deve innanzitutto combattere le proprie concupiscenze, l’orgoglio, la pigrizia, l’egoismo, l’autosufficienza”.
Mons. Pagani “Toglietemi tutto ma non la Chiesa!”
AUTORE:
Maria Rita Valli