Nove monaci, due novizi e tre postulanti. È così composta la comunità monastica benedettina di Norcia. I monaci sono tornati nella patria natale di san Benedetto nel 2000, grazie all’interessamento dell’arcivescovo Fontana. In otto anni la comunità nursina, guidata dal priore padre Cassian Folsom, è cresciuta a tal punto da realizzare un nuovo monastero (nella ex villa del seminario di Norcia), appena fuori città. Sarà la residenza dei monaci. L’attuale priorato, accanto alla basilica di San Benedetto, diverrà il cuore apostolico dei Benedettini, con annesso il centro studi. Oltre al priore c’è un altro monaco sacerdote: padre Clemente, che è parroco di S. Eutizio. Il prossimo 11 ottobre (alle 11 nella basilica di Norcia) anche il vice priore, don Benedetto, sarà ordinato presbitero da mons. Fontana. I monaci, come tutti, hanno bisogno di nutrire l’anima, il corpo e la mente: nel notiziario del monastero (edizione primavera-estate 2008) padre Folsom descrive questi tre tipi di nutrimento dal punto di vista monastico. L’anima si nutre con la preghiera. I monaci sono noti per la loro dedizione alla preghiera liturgica. Una cosa, forse, poco nota è il modo personale o privato di pregare dei monaci. ‘Uno degli ‘strumenti’ che usiamo – scrive padre Folsom – per imparare la preghiera è ciò che la tradizione chiama la preghiera del cuore: una parola o una frase delle Sacre Scritture che viene ripetuta più volte, così da riportare il nostro cuore vagabondo sino a Dio’. È comune vedere i monaci con il rosario o il chotki (rosario di stoffa) in mano mentre si stanno applicando nell’arte della preghiera. La forma privata di preghiera monastica per eccellenza è la lectio divina: riflessione lenta, meditativa su un testo delle Scritture o un commento patristico. Nel monastero di Norcia ogni giorno sono dedicati due momenti alla lectio divina: 45 minuti nelle prime ore del mattino, 30 minuti nel pomeriggio. La mente si nutre con l’apprendimento. I monasteri benedettini, in genere, sono rinomati anche per la ricchezza delle loro biblioteche. Quella del monastero di Norcia è stata inaugurata nel 2003 dall’allora cardinale Ratzinger. Si era partiti con 3 mila libri. Oggi sono 9 mila, di cui 5 mila già catalogati. C’è in monastero un monaco bibliotecario (don Giovanni). L’obiettivo del progetto biblioteca è quello di aumentare la dotazione del catalogo dei testi ‘ di patristica, liturgia, monastici, di studi biblici – necessari per il supporto intellettuale e spirituale della comunità. Il corpo si nutre con il cibo. San Benedetto nella Regola, facendo riferimento al servizio in cucina, dice: ‘I fratelli devono servirsi a vicenda’. A Norcia tre monaci sono impiegati in cucina: il cellario, che acquista gli alimenti; il supervisore, che pianifica i menu e cucina le pietanze; l’assistente del supervisore. La sfida dei monaci anche nel tagliare, sbucciare, cuocere e servire è quella di fare tutto per amore di Cristo. Nel rispetto della tradizione monastica, la dieta è priva di carne. Nei pasti i monaci adottano la cucina tipica. Settimanalmente uno dei monaci è nominato cameriere. Mentre si mangia un monaco legge un libro, di solito una scrittura spirituale. I piatti vengono lavati a turno su base settimanale. È così che durante il pasto il corpo e l’anima si nutrono.
Monaci benedettini: famiglia in crescita
In 8 anni la comunità ha continuato a svilupparsi. L'11 ottobre verrà ordinato sacerdote il Vice priore
AUTORE:
F. C.