Don Dante Cesarini è attualmente lo studioso che conosce con maggiore ricchezza di particolari le storie di alcuni ‘modernisti’ umbri, che ha preso come oggetto delle sue ricerche. Sono anni che Cesarini si dedica a questo filone di studi, incentrato su personaggi e vicende che hanno rilevanza dottrinale, disciplinare e anche ecclesiale per la storia religiosa non solo umbra. Dopo alcune pubblicazioni monografiche apparse sulla rivista dell’Ita, Convivium assisiense, ha pubblicato un volume di ben 365 pagine pieno di documenti e citazioni. È un lavoro scientifico che ha costato all’autore un impegno di ricerca d’archivio non indifferente. Intitolato Tra storia e mistica (Cittadella 2008) si articola in quattro capitoli: ‘Umberto Fracassini dalla storia alla mistica’, ‘La personalità di Francesco Mari’, ‘Incontri e scontri tra Ricciotti e Buonaiuti’, ‘Un discepolo italiano di Loisy, Luigi Salvatorelli’. Ognuno di essi è corredato da ricca documentazione, riportata nella seconda parte del volume. Senza entrare nelle singole storie, che sarebbe arduo riassumere, ci si domanda quale possa essere il valore della ricerca e cosa abbia da dire per l’oggi della vita della Chiesa. A parte che la ricerca ha sempre un valore in sé sul piano della conoscenza e della cultura, in questo caso l’autore ha illustrato vicende e personaggi, per lo più umbri, che fanno riferimento alla storia religiosa della nostra regione, e possono aiutare a comprendere anche alcuni caratteri delle nostre Chiese locali. Lo studio di questa corrente di pensiero, che ha avuto origine a cavallo tra Otto e Novecento, colpita dalla ferma condanna di Pio X con l’enciclicaPascendi Dominici gregis (1907), ha suscitato sempre nella Chiesa curiosità mista a riservatezza, quasi fosse un periodo da dimenticare. È merito di Cesarini aver superato questa specie di disagio, diffuso tra gli ecclesiastici umbri. Altro motivo di interesse è di sollevare finalmente il velo per verificare le posizioni teologiche e culturali dei protagonisti presi in esame sul versante della coerenza con la dottrina tradizionale della Chiesa e su quello dell’efficacia nel dialogo con la cultura del tempo. Da vero storico, Cesarini fa parlare i documenti ed è sobrio di giudizi soggettivi e alieno da ricostruzioni di maniera. Tende, comunque, a far capire che dai documenti il cosiddetto ‘modernismo’ appare più articolato e complesso da come è descritto nelle ricostruzioni manualistiche. L’autore fa rilevare la vivacità intellettuale di alcuni autori che si devono considerare dei maestri non solo per quello che affermano nei loro studi, ma per la vivacità del pensiero, l’ansia di giungere a verità non ovvie e codificate una volta per sempre, basate su indagini razionali, la passione per il cristianesimo che desiderano rinnovare e rendere più vicino alla cultura contemporanea e capace di dialogare con essa. Naturalmente non si tratta di un’apologia dei modernisti e neppure di una sistematizzazione del loro pensiero, che è stato un generoso e discusso tentativo di avvicinare la Chiesa al mondo che sembrava andare per conto suo, abbandonando la fede e i costumi cristiani dell’Italia cattolica. Mi pare significativa la dedica del volume a don Vittorio Peri tamquam fratri, che, oltre all’amicizia, credo esprima il riconoscimento al ruolo svolto fin dal 1971 dall’Istituto teologico, di cui mons. Peri è stato a lungo direttore, per lo sviluppo della ricerca e dell’insegnamento della teologia cattolica nel segno e nello ‘spirito di Assisi’, unico in Umbria e nel resto d’Italia.
Modernisti umbri allo scoperto
Storia della Chiesa. Un ponderoso studio di don Dante Cesarini
AUTORE:
Elio Bromuri