“Con profonda preoccupazione seguo le notizie provenienti dalla regione del Corno d’Africa e in particolare dalla Somalia, colpita da una gravissima siccità e in seguito, in alcune zone, anche da forti piogge, che stanno causando una catastrofe umanitaria”. Queste le parole di Benedetto XVI all’Angelus di domenica 17 luglio. “Auspico – ha aggiunto – che cresca la mobilitazione internazionale per inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini. Non manchi a queste popolazioni sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà”.
In risposta all’appello del Papa a favore delle popolazioni nel Corno d’Africa, colpite da una grave siccità e dalla conseguente carestia, la Cei ha invita a sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas italiana. “La Presidenza della Cei – si legge in un comunicato – ha stanziato un milione di euro dai fondi derivanti dall’8 per mille. L’apposito Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo mondo provvederà all’erogazione della somma accordata, accogliendo le richieste che stanno pervenendo o perverranno, sostenendo direttamente progetti di enti ecclesiali locali che operano in collegamento con le istituzioni caritative della Conferenza episcopale o delle diocesi del luogo”. Anche la Caritas italiana ha lanciato un appello e messo a disposizione 300.000 euro.
“La situazione umanitaria in Somalia è disastrosa – dichiara mons. Giorgio Bertin, presidente di Caritas Somalia, amministratore apostolico di Mogadiscio e vescovo di Gibuti -. Nel sud della Somalia gli effetti della siccità si sommano a vent’anni di vuoto politico e conflitti. Se vogliamo evitare la catastrofe umanitaria, occorre agire velocemente”. La rete Caritas si è subito attivata. In Somalia, Caritas Somalia attraverso l’operazione Lifeline, raggiunge con aiuti d’urgenza 7.000 persone. Inoltre la rete Caritas sta offrendo assistenza a 70.000 persone seminomadi nel Somaliland Orientale. In Kenya, Caritas Kenya distribuisce generi di prima necessità a 40.000 persone nelle aree più gravemente colpite e nella Rift Valley. In Etiopia, nella zona meridionale dove i pastori Borana sono in gravi difficoltà per carenza di acqua e di pascoli, la rete Caritas sta aiutando circa 25.000 famiglie nel mantenimento dei propri capi di bestiame. Caritas Etiopia sta inoltre distribuendo cibo e acqua a 80.000 persone nelle regioni di Haraghe e Meki.
In Eritrea, la Caritas sta monitorando la situazione per mettere a punto un piano di intervento. Caritas italiana, da anni impegnata nel Corno d’Africa, richiama l’attenzione sul problema dei cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale “e sul loro impatto negativo, in particolare sui poveri”. Perciò invita “non solo ad offrire assistenza nelle emergenze umanitarie, ma soprattutto prevenirle”. Per rispondere all’emergenza in Africa orientale, le 9 organizzazioni non governative di “Agire” hanno deciso di lanciare un appello congiunto di raccolta fondi per sostenere gli interventi in corso nella regione, prevalentemente in Somalia, Kenya ed Etiopia.
Anche l’Unicef ha lanciato un appello “per un immediato ampliamento dell’assistenza alle comunità colpite dalla siccità nel Corno d’Africa e per affrontare le pressanti necessità di più di due milioni di bambini, di cui mezzo milione è in immediato pericolo di vita”. Il direttore generale dell’Unicef, Anthony Lake, al termine di una missione di quattro giorni in Kenya, ha invitato la comunità internazionale e i donatori privati sia “a rafforzare i finanziamenti per l’Unicef e gli altri partner”, sia “a focalizzare gli sforzi sulla ricerca di nuove soluzioni in grado di affrontare la profonda povertà e la vulnerabilità della regione. Da sempre a fianco delle popolazioni locali, chiediamo un sostegno per i bisogni sanitari immediati e per lo sviluppo dell’area”.
Il Ccm (Comitato collaborazione medica), ong internazionale torinese e presente da più di quarant’anni nel Corno d’Africa con progetti di salute, sta rispondendo ai bisogni della popolazione colpita dalla siccità e dalla fame in nord Kenya, in Etiopia meridionale e Somalia, fornendo supporto alle strutture sanitarie locali per prevenire la diffusione di malattie e garantire le cure adeguate, in particolare a donne e bambini malnutriti.